«Scelte strategiche per il rilancio di Rieti e del suo territorio»

Giu 30, 2020

Turismo invernale sul Terminillo con il progetto Tsm2. Prodotti agricoli competitivi sui mercati regionali. Raddoppio della Salaria, ferrovia da Rieti a Passo Corese. Incentivi per le aziende che investono nel reatino. L'intervista ad Alberto Paolucci, Segretario della Uil di Rieti, per il rilancio economico e sociale della provincia.
di Alfonso Vannaroni

«Dopo Latina, Rieti. Dal territorio pontino alla zona più interna del Lazio: terra di ulivi, montagne, sorgenti e riserve naturali. Il viaggio alla ricerca di idee e proposte per una ripartenza economico e sociale dopo la pandemia, si sposta nella valle Santa. Nella provincia stravolta dal sisma, dove le aziende hanno chiuso i battenti e il lavoro è pressoché sconosciuto, si guarda oltre l’emergenza sanitaria e si studiano le strategie per plasmare un nuovo modello di sviluppo e di crescita. «Le scelte di oggi – dice Alberto Paolucci, Segretario Generale della Uil di Rieti e della Sabina Romana – indirizzeranno il rilancio economico e sociale della provincia». Guardare avanti è l’imperativo. «Agendo con lungimiranza per evitare gli errori passati».  Dalle infrastrutture all’agricoltura, dal turismo nei borghi al progetto di rilancio per gli sport invernali sul Terminillo, senza dimenticare il nuovo ospedale cittadino: «Se è vero che nulla sarà come prima del Covid – dice il Segretario – questo è il momento di dimostralo».

Qual è il passato di Rieti? «Rieti è un’area industriale di crisi complessa. Ancor prima dell’incubo della pandemia e del lockdown, questa provincia aveva vissuto crisi aziendali, aveva visto precipitare i livelli occupazionali, aveva assistito impotente all’impoverimento delle famiglie. Poi il terremoto, con la sua scia di morte e distruzione. E altre aziende chiuse, altre persone che hanno abbandonato i paesi per ricominciare altrove. In questa provincia l’emergenza sanitaria rischia più che altrove di lacerare irrimediabilmente il tessuto economico e sociale».

Ripartire evitando gli errori. Quali? «Alcuni sono tipici del nostro territorio, altri dipendono dalle scelte delle istruzioni regionali e nazionali. A Rieti dobbiamo abbandonare i particolarismi, le fazioni, i partiti del sì e del no, che fino ad oggi hanno ostacolato ogni opportunità di benessere sociale. Faccio un esempio: le sorgenti del Peschiera Le Capore riforniscono Roma di acqua. In cambio Rieti ottiene dei fondi. Noi abbiamo chiesto che una parte di queste risorse venga utilizzata per abbassare le tariffe ai cittadini. Ma c’è chi sostiene che non si può, perché la convenzione non lo prevede. Ecco, in momenti di difficoltà, ciò che è impossibile dovrebbe invece diventare possibile. Come? Modificando la convenzione originaria. Insomma, serve più coraggio e meno tecnicismi. Ma torniamo agli errori. Con la pandemia alle spalle, Regione e Governo dovranno impegnarsi affinché la sanità diventi davvero un bene comune, universale. Oggi è chiaro a tutti che il modello basato sul profitto conviene a pochi, non alla collettività».

Restiamo in tema di sanità. Per la città si parla di un nuovo ospedale. Quando lo vedremo? «Non aver investito nelle reti territoriali sociosanitarie, aver fatto arretrare il pubblico è un errore che in futuro va evitato. Adesso per il nuovo ospedale cittadino c’è un piano che deve ricevere il via libera dal ministero, poi servirà un accordo di programma, e dopo scatterà la fase attuativa. Ma bisogna fare presto perchè viviamo in un territorio sismico e il De Lellis resta l’unico ospedale cittadino. Se è vero che nulla sarà più come prima del Covid, questo è il momento di dimostralo: sui tempi di realizzazione del nuovo nosocomio reatino, tutte le istituzioni e i rappresentanti eletti in questo territorio si giocheranno la loro credibilità».

La ripresa passa per gli investimenti. Da dove iniziare? «Le scelte di oggi indirizzeranno il rilancio economico e sociale della provincia. A Rieti c’è bisogno di una visione di ampio respiro, come quella contenuta nella proposta confederale regionale di nuova politica industriale e di sviluppo. Dobbiamo essere lungimiranti e trasformare quanto di negativo abbiamo vissuto durante l’emergenza sanitaria in un’occasione di crescita e sviluppo. Istituzioni e sindacati devono ricostruire insieme i territori regionali. La nostra provincia deve scommettere sul turismo: abbiamo montagne e borghi con enormi potenzialità, finora poco sfruttate. Il turismo legato agli sport invernali va implementato. Pensate che nonostante la pandemia, la stagione scorsa nel vicino Abruzzo gli sciatori sono stati oltre 400mila. E’ per questo motivo che riteniamo strategico il progetto Tsm2, che prevede l’ammodernamento e lo sviluppo degli impianti sciistici del Terminillo. C’è poi l’agricoltura con le sue produzioni di eccellenza ma con una filiera frammentata. Noi pensiamo a degli accordi con la grande distribuzione per permettere alle produzioni locali di essere competitive sui mercati regionali».

Ma è solo l’inizio. «E’ necessaria una grande stagione di investimenti pubblici che si traduca nel raddoppio della via Salaria. Che acceleri sulla realizzazione della ferrovia per arrivare allo snodo di Passo Corese, opera questa già prevista nei piani di ricostruzione post sisma ma ancora ferma nel libro dei sogni. C’è poi la tratta che va verso Terni e l’Aquila, sulla quale entro pochi mesi entreranno in funzione i treni bimodali. Tutto questo per dire che lavorare in più direzioni significa strappare Rieti dall’isolamento. Questo sforzo infrastrutturale, unito agli incentivi pubblici per le aziende che investiranno nel reatino – vincolando ovviamente l’incentivo economico al mantenimento dei livelli occupazionali e al divieto di delocalizzazione – farebbero il resto rivitalizzando il polo industriale. Lasciar fare tutto al mercato ha portato ai risultati che oggi vediamo: disuguaglianze insostenibili, crisi sanitaria e ambientale. La fase tre dovrà riconoscere  la centralità sociale della persona, dei suoi bisogni e delle sue competenze. Il presente resta problematico. Per questo dobbiamo aiutare le persone in difficoltà con il sostegno al reddito. E dobbiamo ricordare – a chi finora lo ha demonizzato – che il welfare non è un costo sociale ma un investimento per la società».

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