Siccità e degrado, un binomio che sta uccidendo il Tevere

Ago 3, 2017

Il viaggio sulle sponde romane del biondo fiume che sta rischiando di annegare tra il disinteresse generale
di Alfonso Vannaroni

Tevere

Bisogna scendere i muraglioni del fiume tra bottiglie vuote e foglie secche. E poi risalire o seguire la corrente tra sacchetti di spazzatura, barconi arrugginiti, sterpaglie, bivacchi di fortuna. Bisogna vedere il Tevere da vicino per rendersi conto di quanto degrado ci sia sulle sponde e lungo il corso del biondo fiume. E’ un tour attraverso un’emergenza ambientale mai risolta. Ma è anche l’altra faccia della crisi idrica: a Roma non ci sono soltanto le dispersioni idriche nell’acquedotto, c’è anche un fiume malato che rischia di annegare nell’indifferenza generale.

Sopra la città scorre frenetica, ma sotto il fiume scende inesorabile di livello: a luglio l’idrometro di Ripetta a stento ha raggiunto i cinque metri. La siccità – da gennaio a oggi in Italia sono caduti soltanto 251 millimetri di pioggia, circa il 30 per cento in meno rispetto alla media di riferimento – porta a galla antichi mali e vecchi vizi. A Roma normalmente nei primi sei mesi dell’anno cadono 300 millimetri di pioggia, quest’anno solamente 150. E’ per questo che a riva il fondale è melmoso e i massi riemersi formano piccole insenature dove l’acqua fa fatica a defluire e volte ristagna. Qui l’ossigenazione è bassissima. La vegetazione spontanea e le alghe si stanno impadronendo di ampi tratti del fiume formando lunghi isolotti patinati di verde. Poi ci sono i tronchi degli alberi trasportati a valle dalle piene invernali che adesso spuntano dal fondale o che restano appesi ai piloni dei ponti. Sulle sponde convivono anatre e vecchi cavi di acciaio arrotolati, gabbiani, bottiglie di vetro cuscini e involucri di assorbenti, lattine, foglie secche e pacchetti di sigarette. A due passi dall’Ara Pacis, sotto Ponte Cavour, molti clochard hanno trovato casa. Lo scenario non cambia più avanti, sotto Ponte Mazzini.

E poi ci sono ampi tratti di banchine resi inaccessibili dagli alberi mai potati. Ma è ai bordi dell’isola Tiberina che la sete del fiume appare drammatica: qui la siccità ha scoperto i pilastri di cemento armato e tra gli argini ormai asciutti c’è chi improvvisa brevi quanto tortuose passeggiate. Il fiume è tutto così, a nord come a sud: Il Tevere è un fiume in secca ma è soprattutto un fiume malato. Non a caso i dati di Goletta Verde di Legambiente dedicati allo stato di salute delle coste laziali sono impietosi: per il sesto anno consecutivo l’associazione ambientalista ha assegnato la bandiera nera alla foce di Ostia. Non un riconoscimento prestigioso ma il segno concreto degli elevati valori inquinanti che ogni giorno si riversano nel mare di Roma.

Tevere

Tevere

Mancanza di depuratori, scarichi abusivi, manutenzione ordinaria assente, il fiume sopravvive grazie alle cure dei volontari e grazie a sporadiche manutenzioni straordinarie, che di solito avvengono dopo una ondata di piena o dopo un fatto di cronaca nera. Oppure nei periodi di campagna elettorale.  Di strutturale c’è poco e se c’è non si vede, lo dice l’attuale condizione delle acque. E pensare che i progetti di riqualificazione non mancano. Ma alcuni restano nei cassetti, altri vengono abbandonati. In Regione Lazio c’è una proposta di legge per fare del Tevere un parco regionale fluviale: un progetto ambizioso di oltre 17mila chilometri quadrati per creare una gigantesca oasi che dall’Emilia Romagna si estenda fino al Lazio. Anni fa invece la giunta Veltroni realizzò alcune spiagge attrezzate sulle banchine. L’obiettivo – abbandonato negli anni successivi – era rendere il fiume balneabile e fare del Tevere quel che oggi è la Senna per Parigi. I risultati sono sotto gli occhi dei romani e dei turisti.

Adesso il Comune di Roma punta su una cabina di regia che faciliti il dialogo tra gli enti che hanno competenze sul corso d’acqua. «Disincagliare questa situazione che non funzionava a causa di competenze frammentate – ha detto la sindaca Virginia Raggi – è un grande risultato e un punto per ripartire e riprendere il controllo di una zona che per i romani è fondamentale». C’è molto da fare per coniugare storia e ambiente, per sottrarre il Tevere al degrado, per difendere il suo ecosistema. Per ora il fiume è in agonia. E l’emergenza ambientale resta tutta sotto quei ponti storici.

 

3 Commenti

  1. Annamaria Puri Purini

    Molto interessante questo accurato aggiornamento sul degrado del Tevere. Mi trovo a Parigi dove ammiravo ieri l’assetto della Senna e la perfetta pulizia delle sue rive dove di recente sono state create tre piscine pubbliche a disposizione della cittadinanza. Speriamo che anche a Roma si prenda qualche opportuno provvedimento. Non mancano certo i mezzi considerando le infinite imposte che gravano su noi cittadini. Speriamo si sveglino le coscienze dei nostri amministratori. Grazie Alfonso.

    Rispondi
  2. Mariapia R.

    Triste realtà quella del Tevere. Bel articolo. Interessante!

    Rispondi
  3. Luis Garcia

    Uno specchio fedele di quanto ho visto personalmente visitando Roma: degrado e incuria che mal si concilia con le bellezze della città Eterna. Mi auguro che cambi qualcosa e che il fiume dei romani non sia una discarica a cielo aperto.

    Rispondi

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pin It on Pinterest

Privacy Policy Cookie Policy