Quale futuro per gli adulti di domani? Non roseo, visto il numero dei minori italiani in povertà assoluta. L’ascensore sociale è fermo. E il divario tra le generazioni aumenta, che tradotto significa: se nasci povero è molto probabile che povero resterai per il resto della vita. Il secondo rapporto sulla povertà educativa minorile in Italia realizzato da Openpolis e dall’impresa sociale «Con i Bambini» offre uno spaccato disarmante della condizione di tanti bambini italiani. In soli quindici anni il numero di quelli in povertà assoluta è triplicato: dal 3,9 del 2005 per cento, oggi siamo arrivati al 12 per cento. In totale sono un milione ottocentomila quelli che ricadono nella categoria della povertà assoluta.
Povertà educative e materiali si intrecciano: le famiglie con minore scolarizzazione sono anche quelle dove l’incidenza del tasso di povertà è maggiore. A un bambino nato in un nucleo a basso reddito potrebbero servire cinque generazioni per raggiungere il reddito medio nazionale. «L’Italia ha un enorme problema con la povertà minorile e giovanile da affrontare che non riguarda solo la condizione attuale – si legge nel rapporto – ma soprattutto il futuro, la possibilità di avere a disposizione gli strumenti per sottrarsi da adulto alla marginalità sociale. Ma rispetto alla media europea, l’Italia tende a investire molto meno in istruzione rispetto agli altri paesi europei».
«Aggredire in modo puntuale e organico il fenomeno della povertà educativa minorile – dice Carlo Borgomeo presidente dell’impresa sociale Con i Bambini – non riguarda solo la sfera dei diritti, seppur importante, ma anche il tema dello sviluppo del Paese». Ma ad oggi i minori in povertà assoluta in Italia sono uno su otto.
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