Dopo giorni di battaglie sul campo e tanta ansia da parte dei lavoratori, la Simav, azienda che si occupa di manutenzione degli impianti, ha revocato i 10 licenziamenti già annunciati . “È una grande vittoria per il sindacato – ha annunciato la Uilm – ci siamo battuti sin dal primo giorno contro le decisioni unilaterali di un’azienda che, da quando è stata acquistata dalla multinazionale francese Veolia, ha visto diminuire non solo il proprio fatturato, ma anche il numero dei propri dipendenti, gli unici finora ad aver pagato la pessima gestione del nuovo gruppo. E questo deve finire”. La Simav, nata da una costola di Finmeccanica, si occupa della manutenzione degli impianti del settore e occupa attualmente 360 dipendenti sul territorio italiano, di cui 40 nella Capitale, dove si trova la sede direzionale.
Nel 2006 è stata acquistata dalla multinazionale francese e nell’arco di cinque anni ha ridotto il proprio organico, passando da 1.200 dipendenti complessivi, tra Simav, la controllata Simmec Spa, Semitec ed Emicon, a circa 500 lavoratori con un fatturato che è passato da 150milioni di euro a 50milioni di euro. A tutto ciò, si era aggiunto nei mesi scorsi la decisione dell’azienda di licenziare altri 10 dipendenti tra Roma e Pomigliano per compensare il deficit. Dura la risposta dei metalmeccanici della Uil che hanno dato il via ad una serie di mobilitazioni e, ieri, ad uno sciopero nazionale del settore, programmando per oggi un presidio sotto la sede del Ministero del Lavoro, dove era in calendario un incontro con i vertici aziendali. Incontro che non avrà luogo perché la Simav ha annunciato la revoca dei licenziamenti.
“L’incapacità gestionale, la svendita delle nostre aziende a gruppi d’oltralpe, le delocalizzazioni hanno colpito finora soltanto i lavoratori, quelli che in realtà più di altri dovrebbero essere tutelati dalle crisi – dicono dalla Uilm di Roma – Il nostro NO secco ai dieci licenziamenti in Simav rappresenta anche un NO a un modus operandi diffuso che pone il profitto al di sopra delle vite delle persone, senza considerare che il lavoratore è in realtà il vero fautore di questo profitto”.
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