Simav, a rischio oggi i servizi di sicurezza e difesa

Giu 26, 2018

Scioperano gli addetti alla manutenzione contro i licenziamenti imposti dalla multinazionale francese Veolia
di Ma.Te. Ci.

A rischio oggi tutti i servizi della difesa e della sicurezza. Stanno incrociando le braccia infatti i lavoratori di Simav, l’azienda che fornisce servizi al gruppo Leonardo-Finmeccanica, che ha annunciato 360 licenziamenti a livello nazionale, di cui 10 tra Pomigliano e Roma. La Simav Spa è un’azienda nata da una costola di Finmeccanica per occuparsi della manutenzione degli impianti del settore che ha attualmente 360 dipendenti sul territorio italiano, di cui 40 nella Capitale, dove si trova la sede direzionale.

«Da quando, nel 2006, è stata acquistata dal Gruppo Veolia non ha più avuto pace – commenta il segretario regionale della Uilm Maurizio Fiore – Infatti tra Simav, la controllata Simmec Spa, Semitec ed Emicon c’era un organico di 1200 lavoratori e un fatturato di circa 150 milioni di euro. La Veolia ha ridotto il gruppo a circa 500 lavoratori con un fatturato globale di circa 50 milioni di euro, bilancio e attività in perdita. E tutto questo ha pesato e continua a pesare solo sui lavoratori. Basti pensare che la stessa Siram ha perso negli ultimi anni ben tre lotti Consip con un crollo di circa 850 milioni di euro, ha cambiato 5 amministratori delegati in sei anni, ha aperto procedure di cassa integrazione e mobilità, fino ad arrivare all’annuncio di licenziamenti veri e propri che temiamo siano destinati ad aumentare numericamente nei prossimi mesi». Per questo è stato proclamato lo stato di agitazione per oggi 26 giugno, cui seguirà domani un presidio congiunto Fim Fiom Uilm sotto la sede del Ministero del Lavoro in via Fornovo, 8, al termine del quali i sindacati hanno già anticipato che se l’azienda Siram-Veolia non modificherà la propria posizione, procederanno con una iniziativa complessiva ed estesa a tutto il gruppo della multinazionale francese determinando una rottura nelle relazioni industriali.

«Non possiamo accettare che ancora una volta le multinazionali straniere facciano man bassa delle nostre aziende, provocando delocalizzazioni e licenziamenti collettivi – conclude Fiore – è un atteggiamento che deve cessare e potremmo riuscirci solo se la politica ricominciasse a ridare un ruolo centrale al lavoro e ai lavoratori, che non possono continuare ad essere le uniche vittime di un sistema fallimentare».

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