Nell’ultimo anno, la fronte del ghiacciaio del Rutor, uno dei più vasti della Valle d’Aosta, si è ritirata di sei metri. Il dato emerge dal monitoraggio effettuato ogni anno dalla Carovana dei ghiacciai, l’iniziativa organizzata dalla Legambiente e dal Comitato glaciologico italiano per testimoniare il ritiro dei ghiacciai dovuto alla crisi climatica. La Carovana – giunta alla quarta edizione – ha fatto tappa ieri e oggi in Valle d’Aosta e concluderà il suo viaggio il 10 settembre sul ghiacciaio del Morteratsch, in Svizzera.
«Il ritiro di sei metri del ghiacciaio del Rutor – spiega Marta Chiarle, ricercatrice Cnr-Irpi e Cgi – è tutto sommato modesto se comparato con quello degli altri ghiacciai, in particolare delle Alpi Occidentali, che lo scorso anno hanno misurato frequentamente ritiri di decine di metri, fino ad arrivare al caso emblematico del Gran Paradiso che, nel momento in cui si è staccato un intero settore frontale del ghiacciaio, di colpo la fronte è arretrata di 300 metri. Il 2022 è stato un anno terribile per i ghiacciai con scarsi accumuli nevosi, elevate temperature e prolungate nel tempo». In particolare, dal 1865 ad oggi, il ghiacciaio del Rutor ha registrato una perdita di superficie di circa quattro chilometri quadrati, di cui 1,5 negli ultimi 50 anni. Dagli anni 70 a oggi la fronte del lobo destro si è ritirata di 650 metri mentre quella del lobo sinistro di 750 metri.
«Sarebbe fondamentale che ogni scelta, ogni decisione, si basi sui dei dati altrimenti rischiamo di prendere delle strade sbagliate e di fare scelte non corrette. Non dappertutto c’è questa attenzione alla criosfera che vediamo qui in Valle d’Aosta, regione che è sempre stata abituata a convivere nel bene o nel male con i ghiacciai. Questa stessa attenzione sarebbe bellissimo ci fosse su tutto l’arco alpino proprio per consentire poi delle scelte e delle decisioni informate».
0 commenti