Natura libera dalla plastica. Si può

Giu 21, 2022

Il progetto del Wwf «Plastic Smart Cities» vuole implementare le pratiche per ridurre e gestire la plastica presente nell'ambiente
di Redazione

Natura libera dalla plasticaNatura libera dalla pastica è una sfida da cogliere collettivamente se vogliamo salvare la nostra salute e quella del Pianeta. I dati più recenti forniti dalla comunità scientifica sono sempre più allarmanti, soprattutto per le microplastiche alle quali siamo fortemente esposti più di quanto pensiamo: si stima che con l’esposizione cumulativad all’aria, acqua, sale e frutti di mare, adulti e bambini potrebbero ingerire da dozzine a oltre 100mila microplastiche ogni giorno. La lotta alla plastica in natura ha bisogno di un impegno collettivo, meglio se guidato da chi ha la funzione di gestire direttamente la vita dei cittadini. In questi anni è nato il progetto globale del Wwf Plastic Smart Cities che mira a fare delle città centri di soluzione per implementare le migliori pratiche volte a prevenire, ridurre e gestire la plastica sempre più come risorsa e non come rifiuto. Il Mar Mediterraneo è una delle aree più colpite dall’inquinamento da plastica. Il nostro bacino, infatti, è un hotspot di concentrazione delle plastiche in mare.

Secondo una recente analisi nel Mar Mediterraneo ogni anno finiscono 229mila tonnellate di plastiche, l’equivalente del contenuto di 500 container scaricati in acqua ogni giorno e ha anche un triste primato: nelle sue acque si trova la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità di un ambiente marino: 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato. Più della metà di questa plastica proviene da soli 3 Paesi: il 32% dall’Egitto, il 15% dall’Italia e 10% alla Turchia. Molte città affacciano sulle coste del Mediterraneo, dunque hanno un ruolo chiave nella prevenzione della dispersione della plastica nel mare, infatti, le attività costiere e una gestione inefficiente dei rifiuti, che peggiora ulteriormente nel periodo estivo a causa dell’aumento dei flussi turistici e delle relative attività ricreative, sono tra le principali fonti di immissione della plastica in mare. Tra le prime 10 città più inquinanti del Mediterraneo: ben 5 sono italiane (Roma – che detiene il primato assoluto – Milano, Torino, Palermo e Genova). In Italia, Wwf lavora con Venezia, prima città italiana a far parte dei Plastic Smart Cities: il progetto ha portato alla definizione. Per capirne le potenzialità basta questo dato: Veritas raccoglie 24mila tonnellate di plastica (6mila tonnellate nel solo territorio comunale di Venezia). Due terzi di queste 24mila tonnellate sono bottiglie di plastica, che messe insieme occuperebbero un volume in grado di riempire due stadi di San Siro.

Cuciniamo nella plastica, indossiamo plastica, ci laviamo e trucchiamo con la plastica e dormiamo su materassi di plastica: possiamo cambiare tutto questo con alcuni semplici accorgimenti e contribuire a ridurre il consumo e l’immissione di altra plastica in natura. Gli Ecotips consigliano come scegliere i contenitori per il microonde o alcuni cibi, i prodotti per la pulizia della casa fino ai cosmetici: ad esempio, non tutti sanno che i glitter del make-up sono microplastiche. Molti cosmetici cosiddetti leave-on (come fondotinta, eyeliner, mascara, rossetti, ombretti, deodoranti, lozioni per il corpo e smalti per unghie) li contengono per donare luminosità e una texture piacevole. Una volta rimossi finiscono nello scarico di lavandini e docce e da lì nell’ambiente, dove possono essere ingeriti dagli organismi acquatici.

La distribuzione e l’abbondanza di macro e microplastiche nel mondo sono così estese che molti scienziati le usano come indicatori chiave del periodo recente e contemporaneo definendo una nuova epoca storica: il Plasticene. Si pensa che ormai esista un vero e proprio ciclo globale delle microplastiche, al pari di quello del carbonio o di altri elementi terresti. Una plastificazione del Pianeta con le particelle di plastica che passano dalle strade e dagli oceani all’atmosfera attraverso i venti, per poi tornare ai suoli, ai fiumi, laghi e mari attraverso la pioggia e la neve. Una crescente letteratura scientifica riporta la presenza e gli impatti delle microplastiche sugli organismi, soprattutto in mare, che è ad oggi l’ambiente più impattato. Nuovi studi dimostrano però la presenza delle microplastiche anche nell’uomo, sottolineando l’importanza e l’urgenza di ridurre l’esposizione umana a questo contaminante così pervasivo e capirne gli impatti sulla salute, prima che sia troppo tardi. Le microplastiche sono state infatti ritrovate nelle feci umane, di adulti e di bambini, provando così la nostra capacità di espellerle, ma il loro recente rinvenimento nelle aree profonde dei polmoni ne evidenzia invece la persistenza e il rischio di bioaccumulo anche nell’uomo. Le microplastiche sono state trovate anche nella placenta e nel sangue, suggerendo la loro capacità di passare le barriere tra tessuti e di diffondersi potenzialmente in tutto il corpo attraverso il sistema circolatorio. Tuttavia, i rischi e gli effetti ecotossicologici delle microplastiche sugli organismi, come anche le implicazioni ecologiche, non sono ancora del tutto chiari e la comprensione del loro impatto è di notevole complessità a causa delle diverse proprietà fisico-chimiche che rendono le microplastiche fattori di stress multiforme.

 

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