Favorire l’inclusione sociale

Feb 22, 2022

All'interno del progetto Laborat (Latina: agricoltura, buona occupazione e rete agricola territoriale) anche corsi di alfabetizzazione per cittadini stranieri. Antonietta Garullo: «Conoscere la lingua è il primo passo per l'integrazione sociale e la costruzione di una cittadinanza interculturale»
di Alfonso Vannaroni

favorire l'inclusione socialeMetti undici persone in una classe. Offri loro tutor e professori. Permetti a sei donne e cinque uomini di frequentare un corso di alfabetizzazione gratuito, di apprendere le basi della lingua italiana, di relazionarsi, socializzare. Al termine ti ringrazieranno così: «Ci siamo divertiti imparando la lingua italiana, in un’atmosfera intima. Sebbene il programma sia terminato, ci ha aperto la strada a una nuova e ulteriore formazione». Accade a Latina, dove da più di un anno il progetto Laborat (Latina: agricoltura, buona occupazione e rete agricola territoriale) sta portando avanti una moltitudine di azioni con l’obiettivo di favorire l’inclusione sociale e lavorativa dei cittadini dei Paesi terzi, con particolare attenzione alle potenziali vittime del caporalato.

«E’ stato un corso omogeno e partecipato – spiega Maria Antonietta Garullo, che per la Uil pontina ha seguito il corso di alfabetizzazione di oltre cinquanta ore – ha coinvolto otto afgani, due armeni e un bangladese. Tutte persone in Italia da meno di sei mesi con evidenti difficoltà nel comprendere la nostra lingua. Insieme sono arrivate a fine percorso acquisendo le prime conoscenze utili per muovere i primi passi nella vita quotidiana». Rompere il muro dell’incomunicabilità è fondamentale: imparare una nuova lingua, conoscere storia e cultura del Paese nel quale ci si trova è il primo argine allo sfruttamento. «E anche il primo passo – aggiunge Maria Antonietta Garullo – per percorrere la strada della piena integrazione sociale e della costruzione di una cittadinanza interculturale». Il cammino è lungo e insidioso: preconcetti, stereotipi, parole e gesti che ghettizzano sono ancora troppo diffusi. Non è un caso che Laborat – realizzato dal Fondo bilaterale di indennità salariati lavoratori agricoli subordinati (Fislas) e dai partner tra i quali le associazioni datoriali agricole e le organizzazioni sindacali – si rivolge sia ai cittadini dei paesi terzi, sia alle imprese agricole, agli Enti e alle associazioni di riferimento. Come non è un caso che il progetto – finanziato dal Fondo asilo migrazione e integrazione e dal Fondo sociale europeo – oltre ai corsi di alfabetizzazione, preveda anche corsi di autoimprenditorialità, di sicurezza sul lavoro, di agricoltura sociale.

Favorire l’inclusione sociale non è semplice, ma neppure impossibile. Consentire a persone di altre culture di far parte della nostra società – eliminando ogni forma di discriminazione – è una sfida di civiltà. Lo sanno bene quelle undici persone, richiedenti asilo e rifugiate in Italia, che hanno concluso il primo corso. Che sperano in un futuro migliore. E che per questo si sono già iscritte agli altri cicli di lezioni per approfondire la lingua e continuare così il percorso di integrazione in Italia.

 

1 commento

  1. Annamaria Puri PURINI

    Congratulazioni! E’ veramente di fondamentale importanza favorire l’inclusione dei cittadini stranieri in Italia attraverso la conoscenza della nostra lingua e storia e renderli partecipi e quindi corresponsabili del nostro progresso economco sociale e in questo caso educativo!

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