Sfiorano quasi le diecimila unità le denunce di contagio covid sul lavoro a Roma e provincia. Da gennaio 2020 a settembre 2021, le infezioni di origine professionale nella Capitale sono state 9616. Un dato questo che pone Roma al terzo posto tra le città italiane per numero di infezioni contratte lavorando dopo Milano (17.429) e Torino (12.608) e prima di Napoli (7210). Classifica che si ribalta se si considerano le denunce sfociate poi in casi mortali: da questa prospettiva Roma balza al primo posto con 59 morti (primato condiviso con il capoluogo partenopeo) mentre Milano scende a 51. I numeri emergono dal report che la Uil del Lazio ha elaborato su dati dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.
Focalizzando l’attenzione sulla Capitale e la sua provincia, si scopre che ad essere più esposte al contagio di origine professionale sono state le donne (5.761 denunce), mentre il dato tra gli uomini si è assestato a 3.855. «Una proporzione questa – fa sapere il sindacato – che si registra anche nelle altre province laziali e che porta la percentuale del contagio al femminile su scala regionale al 60,1 per cento, contro il 39,9 per cento del contagio al maschile». Concentrandoci poi sull’età dei lavoratori della capitale infettati dal covid, vediamo che i più esposti sono stati quelli compresi nella fascia tra i 50 e i 64 anni (3.752 denunce), seguiti a breve distanza da quelli tra i 35 e i 49 (3.616 denunce). Più di tremila (3.616) le segnalazioni di infezioni tra le lavoratrici e i lavoratori donne e gli uomini fino a 34 anni e 209 tra over 64.
In tutto il Lazio sono state 12.092 le denunce di covid sul lavoro pervenute all’Inail da inizio dell’emergenza sanitaria, di queste il 74,3 per cento risalgono al 2020 e il 25,7% ai primi nove mesi di quest’anno, con un picco nell’ultimo trimestre dello scorso anno, conseguenza della seconda ondata pandemica. Sempre su scala regionale i decessi sono stati 81 (46 nel 2020, 35 in questi primi nove mesi). Tra le attività produttive che hanno pagato il prezzo più alto alla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale – con ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – è stato il settore più colpito con il 63,1 per cento dei casi registrati nella nostra regione, seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità, Asl e amministratori regionali, provinciali e comunali), con il 9,6 per cento delle infezioni. Tra le figure professionali più coinvolte nei decessi c’è il personale sanitario, gli impiegati amministrativi e i conducenti di ambulanze.
0 commenti