Agenda 2030? L’Italia è in forte ritardo

Set 28, 2021

Dal sesto rapporto annuale dell'ASvis, l'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, emergono luci e ombre
di Redazione

agenda 2030Agenda 2030? L’Italia è in ritardo. Molti degli obiettivi fissati dal Programma di azione delle Nazioni unite appaiono ancora più lontani da raggiungere di quanto non lo fossero lo scorso anno. Il quadro che emerge dal sesto Rapporto annuale dell’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, accende alcune luci di speranza ma non ignora le tante ombre che purtroppo appaiono preponderanti. «Le scelte che facciamo oggi – si legge nella premessa al Rapporto – possono garantire un futuro realmente sostenibile delle nostre società, ma il tempo a disposizione per invertire la rotta appare purtroppo sempre più ristretto». «La voce delle decine di migliaia di giovani che ormai da tempo riempiono le piazze nel nostro Paese e nel mondo – sottolinea Marcella Mallen, presidente dell’Alleanza – non devono restare inascoltate». «Il discorso del Presidente del Consiglio Mario Draghi all’Assemblea delle Nazioni Unite – aggiunge Pierluigi Stefanini, presidente e portavoce dell’Alleanza – dimostra la consapevolezza nel Governo della gravità della situazione e delinea le azioni da compiere per uscirne. Contiamo che dalle parole si passi il più presto possibile ai fatti».

Nel Rapporto – frutto del lavoro di oltre 800 esperti – si denuncia, usando indicatori elaborati dall’Alleanza derivanti per la quasi totalità dalla statistica ufficiale, come nel 2020 la situazione dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sia complessivamente peggiorata rispetto al 2019. Nel dettaglio, la situazione è migliorata rispetto a tre obiettivi (energia, cambiamento climatico, pace e giustizia), è rimasta stabile per altri tre (fame, acqua, innovazione) ma è peggiorata per ben nove di questi obiettivi (povertà, salute, istruzione, parità di genere, occupazione, disuguaglianze, città, biodiversità terrestre, cooperazione). Per i restanti due (produzione e consumo responsabile e biodiversità marina) non è stato possibile misurare l’andamento.

Ma se guardiamo a come complessivamente si è mossa l’Italia nel decennio trascorso, scopriamo che per cinque obiettivi ha guadagnato terreno (salute, parità di genere, energia, innovazione, cambiamento climatico), per cinque è rimasta stabile (fame, istruzione, disuguaglianze, città, pace e giustizia) e per altrettanto cinque obiettivi è peggiorata (povertà, acqua, occupazione, biodiversità terrestre, cooperazione). Cosa ci aspetta per il futuro? «Sulla base delle tendenze –  si legge nel Rapporto –  su 32 target quantitativi, in gran parte definiti dalla Ue, se sarà confermato l’andamento registrato, l’Italia potrebbe riuscire a centrare o ad avvicinarsi solo a 7, tra questi: le coltivazioni biologiche, consumi di energia e tasso di riciclaggio dei rifiuti. Negative o decisamente negative appaiono le tendenze su ben 15 target quantitativi, tra questi: povertà o esclusione sociale, parità di genere nell’occupazione, emissioni di gas serra, qualità dell’aria».

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