Smart cities: luci e ombre delle metropoli del futuro. E’ lo studio pubblicato da Rome Business School, la business school a maggior presenza internazionale in Italia con studenti provenienti da 150 nazioni e parte del network Formación y Universidades creato nel 2003 da De Agostini e dal Gruppo Planeta. A curarlo Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca della Rome Business School e Roberto Ramírez Basterrechea, esperto di smart cities, Cives Solutions. Il lavoro fa luce su come la pandemia ha accelerato la necessità di avere delle città più ecologiche e tecnologiche, ossia più smart, e la sfida che questa pone nella trasformazione verso un’economia sostenibile.
Queste città intelligenti devono essere in armonia con la natura e godere di una pianificazione urbanistica dove si coniughino l’innovazione dei servizi pubblici e una cultura urbana resiliente e proattiva. La ricerca evidenzia che in Italia a fare strada verso lo sviluppo green sono le città più piccole, non i centri urbani. Infatti, il Paese è a due velocità: la prima più dinamica e attenta alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità, alle fonti rinnovabili. La seconda, con un andamento troppo lento nelle performance ambientali delle metropoli soprattutto sul fronte smog, trasporti, raccolta differenziata e gestione idrica. A dimostrarlo in primis le città di Trento, Mantova, Pordenone, Bolzano e Reggio Emilia in vetta alla classifica generale. In fondo alla graduatoria delle 104 città analizzate troviamo: Pescara, Palermo e Vibo Valentia.
La Lombardia è la regione maggiormente attiva in processi di efficientamento energetico, di economia circolare e in iniziative e progetti di riduzione dell’impatto ambientale. Seguono Lazio, Piemonte, e Toscana. Le regioni più sensibili ai temi ambientali sono quelle che hanno una maggiore popolazione. Tuttavia, non sono i centri urbani a sostenere il dato, quanto piuttosto le città minori o quelle vicine alle aree industriali. In generale, le grandi città faticano a dare risposte alle criticità che le caratterizzano e per questo motivo troviamo Roma e Napoli al 89novesimo e 90novantesimo. Fa eccezione Milano (ventinovesima in graduatoria), sempre più attenta negli ultimi anni alla mobilità sostenibile e al rispetto per l’ambiente. Gli autori individuano come sfida principale dell’Italia quella di pianificare al meglio gli interventi dando continuità, prendendo spunto dalle buone performance di altre città europee, avviando e rafforzando quei progetti che rappresentano l’unica alternativa per stare al passo con il resto del mondo. «Chi pensa ancora a città fantastiche dove la tecnologia sarà il fine per raggiungere l’obiettivo – spiega Valerio Mancini – è fuori da ogni realtà, in quanto non ha capito che le città intelligenti sono create per la società, dove la tecnologia è semplicemente lo strumento che ci aiuterà a raggiungere i risultati sperati e affrontare le sfide future».
In effetti esiste da anni una preoccupazione sulla gestione delle città, perché l’aumento della popolazione porta con sé problemi di gestione di rifiuti, consumo energetico e inquinamento. Ma sono le grandi città il motore dell’economia in Europa, e anche se la loro crescita proiettata per il 2040 era del 65% e del 70% per il 2050, bisogna fare i conti con il cambiamento demografico introdotto dalla pandemia. Questa situazione ha fatto diventare le zone interne di tutta l’Europa e del mondo luoghi più attraenti in cui vivere e ha evidenziato la necessità di incorporare la tecnologia nelle nostre vite, perché «una persona con grande maturità digitale sarà più efficiente e resiliente di una digitalmente arretrata» e siamo in un mondo dove violenti e repentini cambiamenti nella tecnologia definiscono i bisogni delle persone. In questo senso, lo sviluppo delle città intelligenti dipende dalla trasformazione culturale e pertanto tecnologica: chi non riuscirà a adeguarsi alla tecnologia rischierà, a lungo termine, di restare escluso nella società. Questo si rivela particolarmente vero nel caso delle città più grandi, che si stima rappresentino oltre il 60% del Pil globale entro il 2025, data entro la quale si prevede che il crescente mercato delle smart cities raggiunga i 2.57 trilioni di dollari.
0 commenti