Italia in zona rossa per colpa degli incendi

Ago 26, 2021

Dal dossier di Europa Verde emerge un quadro angosciante. Le regioni più colpite sono quelle del sud. Da inizio anno in tutto il paese sono andati in fumo 158mila ettari di boschi e foreste. Mentre il 44 per cento dei comuni italiani non ha ancora fatto richiesta per il catasto degli incendi
di Redazione

italia in zona rossaItalia in zona rossa. Non per l’epidemia da Covid ma per un nemico più visibile: il fuoco. Ma il fatto grave è che il 44 per cento dei Comuni non ha fatto richiesta per il catasto degli incendi. Ad oggi più di 150 mila ettari di boschi e foreste sono stati distrutti dalle fiamme. Mentre milioni di animali selvatici tra ricci, scoiattoli, cervi, caprioli, volpi, ghiri, passeri, falchi, salamandre e lucertole: sono stati arsi vivi negli incendi boschivi. Centocinquantottomila gli ettari bruciati in totale, come se fosse andata a fuoco una superficie equivalente alle città di Roma, Napoli e Milano insieme. Il bilancio del dossier di Europa Verde fa accapponare la pelle.

«I dati sono forniti dell’European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione europea e fotografano un quadro angosciante – dicono i coportavoce di Europa Verde Eleonora Evi e Angelo Bonelli Se abbiamo catasti fermi da anni significa che abbiamo centinaia di migliaia di ettari che non sono sotto tutela, e dove paradossalmente è consentita l’attività venatoria e sono consentite le attività di trasformazione urbanistica. La situazione è gravissima ed è figlia di una politica senza scrupoli che, anziché puntare sul controllo e la prevenzione ha semplicemente pensato di ignorare il problema, cancellando una risorsa preziosissima come il Corpo Forestale dello Stato».

L’Italia è in zona rossa per colpa degli incendi e le regioni più colpite sono quelle del sud. In Sicilia dall’inizio del 2021 sono stati bruciati oltre 78mila ettari di verde pari al 3,05% della superficie della regione. In Sardegna gli ettari percorsi dal fuoco sono stati 20mila. «Serviranno almeno 15 anni – spiegano Evi e Bonelli – per ricostruire i boschi e la macchia mediterranea distrutti dalle fiamme che hanno raggiunto pascoli, ulivi, capannoni, fienili con le scorte di foraggio e mezzi agricoli ma anche ucciso animali». Il cambiamento climatico, con siccità prolungate alternate a intense precipitazioni e aumento repentino delle temperature, sta divorando il territorio, innescando processi come l’erosione delle coste, la diminuzione della sostanza organica dei terreni e la salinizzazione delle acque. L’elemento che rende la situazione ancor più grave è che uno strumento determinante per la salvaguardia del territorio come il catasto degli incendi non viene sufficientemente utilizzato, con i dati fermi e non aggiornati per anni. «E così – denuncia Europa verde – mentre il Governo continua a lanciare messaggi di paura agli italiani sulle politiche legate alla transizione ecologica, il paesaggio sta per essere spazzato via dalla crisi climatica». Stando ai dati del dossier, il 10 per cento del territorio italiano è molto vulnerabile. La Sicilia è la più colpita (42,9% della superficie regionale), seguita da Molise, Basilicata (24,4%) e dalla Sardegna (19,1%). Per il Consiglio Nazionale delle Ricerche, le aree a rischio sono il 70% in Sicilia, il 58% in Molise, il 57% in Puglia, il 55% in Basilicata, mentre in Sardegna, Marche, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%, dati che indicano che il 20 per cento del territorio italiano vive un  pericolo di desertificazione.

Dall’ultimo Rapporto sullo Stato dei Servizi Climatici (2020) si scopre invece che gli incendi, insieme con la siccità, le temperature estreme, le alluvioni, rappresentano le cause principali dei disastri ambientali e delle conseguenze che ne derivano in termini di perdite di vite umane ed economiche. Un dato in costante crescita negli ultimi decenni, purtroppo.  Mentre dalle analisi degli scienziati di World Weather Attribution, si evince che il cambiamento climatico ha aumentato le possibilità di temperature estreme per gli incendi di almeno il 30 per cento. «Gli scienziati stimano – concludono Evi e Bonelli – che se le emperature globali dovessero aumentare di 2 gradi le condizioni meteorologiche di incendio sperimentate nell’estate 2019 2020 sarebbero almeno quattro volte più comuni come risultato del cambiamento climatico causato dall’uomo».

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