Con l’aumento dei contagi da variante Delta, gli spostamenti da un paese all’altro per le vacanze, gli assembramenti per eventi sportivi o spettacolari, la frequentazione dei locali e tutto ciò che in questa nuova fase della pandemia stiamo vivendo, è fin troppo evidente che il nostro atteggiamento collettivo rispetto al virus è drasticamente cambiato rispetto a non molti mesi fa. Se questo è vero e sotto gli occhi di tutti, la domanda che sorge è questa: cosa influenza la nostra percezione del rischio rispetto al Covid-19? Un gruppo di ricercatori italiani di varia formazione è partito da qui per svolgere una ricerca. Lo studio – pubblicato da Frontiers in Psychology – che nasce da una collaborazione multicentrica tra l’Istituto Auxologico Italiano, l’Istituto Europeo di Oncologia, l’Università degli Studi di Bergamo e Milano e l’Ospedale San Paolo e Policlinico di Milano, ha indagato la percezione del rischio per Covid-19 nella popolazione italiana, in un campione di 911 cittadini adulti intervistati tramite un questionario online.
L’obiettivo dello studio era duplice: da un lato mettere in evidenza quali fattori, soprattutto psicologici, influenzano tale percezione, dall’altro, verificare se la percezione del rischio fosse associata alla misura in cui i cittadini si sono attenuti alle misure preventive. «I nostri risultati suggeriscono che la percezione del rischio per Covid è un fenomeno complesso – spiega Barbara Poletti, responsabile del Centro di Neuropsicologia dell’Auxologico San Luca di Milano – determinato dall’interazione di molteplici fattori». In particolare, situazioni di maggiore prossimità al pericolo contribuiscono ad aumentare la percezione del rischio. «Ciò è probabilmente dovuto al fatto che determinate circostanze – aggiunge Sofia Tangini, ricercatrice del Servizio di Neuropsicologia e Psicologia Clinica del San Luca – rendono tangibili le possibili conseguenze del contagio». Un maggiore rischio percepito è stato osservato in coloro che hanno vissuto il lutto di amici o familiari o coloro che hanno una maggiore esposizione al Covid a causa del proprio lavoro. «I risultati dello studio dimostrano che persone più ansiose tendono a percepire un rischio maggiore probabilmente poiché sono generalmente più sensibili nel cogliere potenziali pericoli – prosegue Gabriella Pravettoni, ordinaria di Psicologia generale in Statale e direttore della Divisione di Psiconcologia all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano – Abbiamo infatti osservato come persone che adottano maggiormente una modalità ansiosa di relazione e comportamento in risposta a potenziali pericoli tendono a percepire un rischio maggiore. Al contrario, persone che adottano una modalità più evitante tendono a percepire minor rischio, probabilmente poiché tendono a negare il problema e deattivare le emozioni rilevanti».
Lo studio dimostra poi che sentirsi ben informati rispetto ai sintomi, alla prognosi e alle modalità di contagio incrementa il rischio percepito. «Aspetto particolarmente rilevante per le istituzioni – dice Roberta Ferrucci, ricercatrice all’Università di Milano – considerata la responsabilità nel promuovere una comunicazione il più possibile chiara e coerente». Non di meno, è interessante notare come l’approfindimento dei ricercatori abbia dimostrato come persone che tendono a percepire la propria salute come qualcosa che dipende dagli altri, al di fuori dal loro controllo, si sentono più a rischio. Così come una personalità molto aperta, creativa, e intellettuale contribuisce a diminuire il rischio percepito. I ricercatori ipotizzano che un’elevata creatività potrebbe facilitare la definizione di molteplici vie d’uscita e scenari più ottimistici. «I risultati mostrano come un’elevata percezione del rischio si associa a una maggiore adesione ai comportamenti preventivi, sottolineando l’utilità pratica e non solo teorica di studiare tale fenomeno – conclude Vincenzo Silani, professore ordinario di Neurologia all’Università di Milano – Tutto ciò potrebbe facilitare e ottimizzare la gestione della situazione attuale, ma anche circostanze simili in futuro».
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