Banche addio? Il settore del credito nella provincia pontina

Lug 8, 2021

La fotografia della Uilca Latina in un report: dieci gli sportelli chiusi e cinquantasette i posti di lavoro andati in fumo soltanto nel 2020. Il rischio che si scenda sotto i mille dipendenti è dietro l'angolo
di Alfonso Vannaroni

bancheInizio di abbandono da parte del sistema del credito. Minor numero di dipendenti, chiusura di sportelli e un conseguenziale abbattimento della presenza su tutto il territorio pontino. Tutto accade in netto e forte contrasto con i principali numeri dell’attività tipica bancaria. Infatti in provincia di Latina – nonostante la pandemia – i dati relativi ai depositi e ai prestiti sono in forte ascesa, dati addirittura percentualmente migliori rispetto a quelli nazionali e regionali. E in più si registra un forte calo delle sofferenze nette. Non a caso queste a fine 2020 sono ferme a 355 milioni di euro, che vuol dire un meno 30 per cento rispetto al 2019 e addirittura quasi un meno 60 per cento rispetto al 2017. Sono i numeri e i dati che emergono dal focus elaborato dal dipartimento Nuove tecnologie statistiche (Nts) della Uilca e presentato oggi alla stampa.

«Tutto questo sta portando a un pesante aumento della mole di lavoro dei dipendenti bancari – ha detto Alessio Storace, direttore del dipartimento  Nts – con il concreto rischio di non essere in grado di dare adeguate e pronte risposte alla clientela e di non essere di concreto aiuto a una economia che deve rialzarsi e deve trovare le banche e i bancari, pronti e di supporto e non di ostacolo». La pandemia ha modificato abitudini e stili di vita. Lo smart working è sicuramente diventata una modalità di lavoro più generalizzata. Ma ciò non giustifica quanto sta accadendo. La chiusura di filiali è infatti un fenomeno che in tre anni ne ha fatte sparire 319 nel Lazio. Trenta piccoli Comuni oggi sono senza uno sportello bancario. Il tutto tradotto in posti di lavoro dà un saldo negativo di quasi mille dipendenti in meno. «I nostri colleghi non hanno fatto mancare il loro apporto all’economia locale – ha aggiunto Alessandro Leone, Segretario Uilca di Latina – le banche sono rimaste aperte, nonostante e soprattutto nella delicatezza del momento. Dalla pandemia agli esodi, il nostro settore, indubbiamente centrale in tutte le economie, a Latina sta risentendo di certe scelte sicuramente criticabili e non condivise sul territorio».

Erano 1243 i dipenenti bancari nel 2017 nell’area pontina, numero sceso a 1092 alla fine dello scorso anno, un calo complessivo di 12,15 punti percentuali. Dieci gli sportelli chiusi e cinquantasette i posti di lavoro andati in fumo soltanto nel 2020, pari a meno 4,96 per cento, dato più elevato sia rispetto a quello nazionale (-2,45 per cento) sia a quello regionale (-3,48 per cento). Segnali più che inquietanti. « Non è una vera e propria desertificazione bancaria come abbiamo rilevato nella provincia di Frosinone – ha spiegato Storace – però  il rischio che in provincia di Latina si scenda sotto la soglia psicologica dei mille dipendenti è più che concreto». Anche il numero degli sportelli per abitanti fa luce sulle dinamiche in atto: 39 gli sportelli ogni 100mila abitanti in Italia, 34 nel Lazio, 27  nella provincia pontina. «Le banche devono essere presenti anche perché sono delle vere e proprie sentinelle – ha concluso Luigi Garullo, Segretario generale della Uil di Latina – per quello che riguarda l’erogazione del credito che deve appunto supportare le aziende e i cittadini pontini». Dove questa tendenza può portare è presto per dirlo, come invertila il sindacato lo sa: sostenendo la ripartenza del Paese, supportando le famiglie, i territori, le imprese. E’ giusto sì puntare sulla digitalizzazione,  ma a patto che resti uno strumento, non il fine. Anche perchè, se non c’è un istituto di credito che eroga un prestito, ci pensa la criminalità. Che a Latina ha messo radici da tempo.

 

 

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