Circa 40 milioni di utenti in meno e un crollo di oltre 410 milioni di introiti. Questa la situazione dei musei, cinema e teatri nel Lazio, dove in un anno si sono registrati cali che superano l’80%, facendo della nostra regione quella che più ha risentito della crisi del settore a livello nazionale. Questo quanto emerge da un dossier della Uil del Lazio e dell’istituto di ricerca Eures che hanno fatto il punto sulla situazione del mondo della cultura e dello spettacolo a Roma e nel Lazio nell’era Covid.
Stando ai dati del Mibact, la nostra regione accoglie 97 poli museali e aree archeologiche per un valore che corrisponde a circa un quinto del totale nazionale. Le 97 aree in questione sono state visitate lo scorso anno da 4,95 milioni di visitatori (di cui 4,5 milioni solo a Roma), ovvero l’80,7% in meno rispetto al 2019, il peggior valore a livello nazionale, dove il crollo è stato del 75,7%. Un decremento che equivale a oltre 20 milioni di visitatori, circa la metà delle perdite italiane. E le vittime sono illustri: il Pantheon (il sito più visitato della nostra regione) che ha perso oltre 7,5 milioni di visitatori, il parco archeologico del Colosseo, Foro Romano e Palatino che ha contato oltre 6 milioni di ingressi in meno, il complesso del Vittoriano con meno 2,6 milioni di visite. In termini di incassi, il crollo è stato dell’81,1% sul 2019, un valore che corrisponde a una “perdita” di 71 milioni di euro, di cui 70 solo nella Capitale. Una crisi che le riaperture estive con un calo del 74% di spettacoli e del 68% di incassi sono riuscite a risollevare solo in piccolissima parte.
Discorso analogo per gli spettacoli e le attività di intrattenimento: gli ultimi dati diffusi dalla Società Italiana degli Autori e Editori (SIAE) segnalano come nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2020 il Lazio abbia ospitato 107 mila eventi di spettacolo, che hanno coinvolto 5,5 milioni di spettatori e registrato introiti complessivi per 72 milioni di euro. Rispetto allo stesso periodo del 2019 si segnala un crollo degli spettacoli pari al 62,4% (da 284 a 107 mila unità in termini assoluti), una riduzione degli spettatori del 61,5% (da 14,4 a 5,5 milioni di unità) e un decremento della spesa del 67,5% (da 222 a 72 milioni di euro). Le proiezioni annue sembrano annunciare uno scenario ancora più cupo, con un calo degli spettacoli che dovrebbe raggiungere il 67,4% (con 361 mila eventi in meno in valori assoluti), una contrazione degli spettatori del 72,8% (-20 milioni) e una riduzione della spesa pari addirittura al 76% (-340 milioni di euro). Una situazione drammatica che ha messo in ginocchio artisti, guide turistiche, maestranze, un intero universo lavorativo che necessita di aiuti immediati e non può certo attendere gli effetti del recovery plan.
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