La Guardia di Finanza ha smantellato – tra Milano, Pavia, Monza e Roma – una organizzazione criminale di narcotrafficanti collegata alla ‘Ndrangheta. Questo è il risultato dell’operazione Mixtus, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano che ha spalancato le porte del carcere per 6 peruviani e 5 italiani, mentre per altri quattro componenti del sodalizio criminale sono stati disposti dal Giudice gli arresti domiciliari. Al momento, cinque persone tra quelle colpite dall’ordinanza di custodia cautelare avrebbero lasciato il territorio nazionale e stanno per essere rintracciati. L’operazione è il culmine di un’indagine durata circa due anni che ha portato complessivamente al sequestro di oltre 50 chili di cocaina. Nonostante le misure di sviamento attuate per l’importazione della cocaina, attraverso le più disparate tecniche di occultamento, i finanzieri sono riusciti a tracciare le rotte del narcotraffico che partendo dal Perù, transitava per la Spagna per poi giungere in Italia, dove lo stupefacente risultava destinato alle cosche di ‘ndrangheta della Lombardia e della Calabria attraverso l’opera di alcuni emissari arrestati.
Durante l’operazione Mixtus, sono state monitorate tutte le fasi di importazione del narcotico, e così i finanzieri sono riusciti a bloccare i carichi di polvere bianca destinati alle città italiane che, una volta venduta sulle varie piazze di spaccio, avrebbe garantito alle cosche un profitto di circa cinque milioni di euro. Per sfuggire ai controlli doganali, la cocaina è stata anche occultata attraverso dei procedimenti chimici nelle copertine di libri e riviste o intrisa nei rivestimenti delle valigie al seguito dei corrieri per poi essere chimicamente estratta e raffinata nei laboratori clandestini. Uno di questi laboratori, scoperto dai finanzieri nel luglio 2019, proprio mentre erano in corso le operazioni di raffinazione della cocaina, si nascondeva all’interno di una anonima autofficina nell’hinterland milanese.
In quella occasione, i finanzieri avevano scoperto – e arrestato in flagranza di reato – un componente italiano dell’organizzazione che per spostarsi utilizzava l’ambulanza che guidava come volontario per conto di una onlus ovviamente estranea ai fatti.
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