Webcam spenta e cibo frequente. E’ cambiato l’approccio con la didattica a distanza da parte degli studenti che nella prima ondata pandemica seguivano con maggiore interesse le lezioni e interagivano con i docenti. «Oggi 95 ragazzi su 100 hanno la webcam spenta e solo 5 la tengono accesa, spiega Maria Cinque, docente di Pedagogia e didattica speciale presso l’Università Lumsa di Roma, intervenendo al convegno50 anni Ido. Dall’esperienza alle proposte», promosso dall’Istituto di Ortofonologia. Allargando lo sguardo oltre confine, la Cinque analizza quanto spazio di partecipazione attiva hanno ad esempio gli studenti in base ai sistemi didattici dei diversi Paesi europei.
«Una ricerca fatta in Finlandia – dice – ha calcolato quanto tempo riesce a parlare uno studente durante la didattica normale ed è emerso che proprio in Finlandia, dove il sistema d’istruzione è abbastanza all’avanguardia in Europa, sembra che i bambini abbiano almeno 7 minuti al giorno per esprimersi in classe. Sette minuti di spazio per esprimersi in classe sono tantissimi – precisa l’esperta- In alcuni casi, se pensiamo ai bambini con qualche difficoltà, a 7 minuti non arrivano neanche nel corso dell’intero anno scolastico. Questo deve darci la misura di quanto, effettivamente, la didattica possa e debba cambiare».
Da qui la necessità di riflettere sui metodi didattici innovativi. Qual è il panorama attuale? «La situazione è abbastanza variegata – spiega la docente – In tema di apprendimento attivo, la famigerata Didattica a distanza (Dad) non ha fatto altro che mettere sotto la lente di ingrandimento problemi già presenti come la didattica meramente trasmissiva. Si è quindi riportato online quello che si faceva in classe, dove in molti casi la modalità era passiva. Tra i vari modelli didattici sperimentati che sto studiando, distinguiamo la didattica in attiva, costruttiva, interattiva e quella meramente passiva, in cui gli studenti sono poco coinvolti- illustra la pedagogista- La didattica attiva può essere anche individuale, per cui si chiede allo studente di fare un esercizio o un esperimento. Nella didattica costruttiva si chiede agli studenti di costruire delle conoscenze ed è spesso, ma non necessariamente, in gruppo. La didattica interattiva può basarsi anche su piccole interazioni, in presenza o a distanza, ma è quella in cui gli studenti si confrontano di più con i pari e, dagli studi effettuati, sembra essere la didattica più efficace perché è attraverso le interazioni che si struttura il pensiero».
Rispetto poi al temuto calo degli apprendimenti causato dal ricorso prolungato alla didattica a distanza, la docente della Lumsa ritiene che il rischio sia, piuttosto, la perdita di altre competenze: «Guardiamo, ad esempio, ai ragazzi con disabilità o con bisogni educativi speciali per i quali il vantaggio di frequentare la scuola non è solo negli apprendimenti ma soprattutto la possibilità di interagire con altre persone e acquisire competenze in termini di autonomia. L’esperienza della dad va però considerata in prospettiva futura come un’opportunità, uno strumento didattico in più per il recupero degli apprendimenti, ad esempio, “sempre a sostegno e non in sostituzione di quella in presenza».
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