Risse tra giovani. I ragazzi non controllano più le emozioni? «Gli episodi di Formia, Napoli e Roma di qualche tempo fa ci parlano di ragazzi che mostrano la loro collera fino a perdere il controllo. La sfera emotiva dei nostri adolescenti al momento è dominata da rabbia, noia e irritazione. Emozioni che difficilmente vengono controllate e sfociano in violenza estrema, soprattutto nel caso di ragazzi che provengono da contesti, familiari e sociali, in cui non si è molto attenti ai loro bisogni psicologico affettivi più che materiali». Gianni Biondi, psicologo clinico e psicoterapeuta, interpreta così i recenti fatti di cronaca che hanno visto coinvolti giovani e giovanissimi, l’ultimo dei quali è culminato con l’uccisione di un diciassettenne da parte di un coetaneo.
I ragazzi sono arrabbiati perchè sentono che stanno perdendo qualcosa che non riescono a identificare, a cui non sanno dare un nome. E anche per questo che le risse tra giovani sembrano aumentate. «Questo ultimo anno ha costretto o giovani – spiega lo psicoterapeuta – a confrontarsi con uno sviluppo anomalo che ha creato frustrazione sociale e affettiva. Il senso del limite è diventato esagerato: non si può uscire, non ci si può toccare, ci si incontra stando a distanza. Regole difficili da accettare per tutti, ma che per gli adolescenti sono molto più pesanti. Oltre a questo – prosegue Biondi – li abbiamo aggravati del peso dell’essere responsabili degli eventuali contagi di genitori e nonni. Questo ha aumentato in loro da una parte la paura, dall’altra la rabbia. Poi c’è la noia dovuta al fatto che molti ragazzi sono ormai ubriacati di social, di serie tv e non ce la fanno più, sono stanchi».
Prima del Covid, infatti, gran parte delle relazioni degli adolescenti passavano attraverso gli strumenti digitali e i social. «Ora – aggiunge Biondi – sempre più sentono il peso di questo affollamento mentale». Si può dunque pensare che l’esperienza della pandemia e delle sue restrizioni sociali faranno rivalutare i rapporti vissuti di persona da parte dei nostri ragazzi? «In un certo senso – constata lo psicologo – queste forme di violenza possono rappresentare anche il desiderio di ricompattarsi in gruppi. Il problema è che, per il momento, l’obiettivo sembra essere quello di ricercare occasioni per tirare fuori la propria rabbia, condividerla con altri, spesso sconosciuti, rivolgendola contro altri, poco consapevoli delle possibili conseguenze fisiche e psicologiche dei loro impulsi. Non sappiamo quali saranno le conseguenze di tutto questo, soprattutto sui ragazzi più fragili. E’ chiaro che il governo dovrà riflettere su una particolare e attenta strategia dedicata ai giovani e a tutto il loro mondo, per recuperare quanto hanno perso o almeno evitare che continuino a perdere momenti importanti per il loro sviluppo».
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