Cosa vuol dire gentilezza sul lavoro e come è cambiata ai tempi di Covid-19? A questo interrogativo prova rispondere InfoJobs, la piattaforma per la ricerca di lavoro online, presentando i risultati di una sua indagine realizzata proprio nella giornata mondiale della gentilezza. Dai quasi duemila intervistati emerge chiara una consapevolezza: nel mondo del lavoro c’è sempre spazio per la gentilezza (64,3%, +2%), anche se permane un 25,4% che crede dipenda da contesto, ruolo e settore lavorativo e un 10,2% che invece considera l’ambiente di lavoro troppo competitivo e quindi non adatto agli atteggiamenti gentili. Ma cos’è per gli italiani la gentilezza al lavoro? Il 65% degli intervistati la considera un punto di forza, per il 20% circa è addirittura un elemento imprescindibile. Troviamo in netta minoranza chi ne evidenzia gli aspetti negativi identificando la gentilezza come illusione (6,2%), debolezza (1,5%) o una tattica per trarne vantaggi (7,4%).
E come si traduce la gentilezza nei diversi livelli organizzativi? L’espressione leadership gentile è ben integrata nel vocabolario degli italiani, tanto che InfoJobs ha potuto stilare una classifica con le quattro caratteristiche principali che dovrebbe avere un capo gentile: Spirito di squadra, non esiste io ma solo noi, per successi e fallimenti (38%). Guida il team al raggiungimento degli obiettivi, senza imporre idee e metodi (24%). Premia i risultati, indaga gli insuccessi senza colpevolizzare (23%). Sa ascoltare e gratificare (15%). Ma se gli intervistati sembrano apprezzare un leader gentile, il loro capo reale sembra essere piuttosto diverso. Il 41% dichiara di avere un leader gentile, per il quale fare squadra e gentilezza sono elementi chiave per ottenere risultati, mentre per il 41,5% il proprio capo non considera la gentilezza un elemento importante e addirittura il 17,5% ha un superiore che premia un clima rigoroso, credendolo più funzionale. E tra colleghi? Dall’indagine svolta emerge una gentilezza insita nel lavoro: nella sua quotidianità, nella gestione dei compiti, nella condivisione e nell’aiuto alla produttività. Il supporto nelle difficoltà o nella distribuzione dei carichi di lavoro (61%) è infatti la principale manifestazione di gentilezza tra colleghi, seguita dalla condivisione di successi e fallimenti (20%). A grande distanza ci sono poi l’ascolto, l’essere presenti e disponibili verso i colleghi per evitare che i problemi personali interferiscano nel lavoro (9%) o ancora piccole attenzioni quotidiane come offrire un caffè (10%). Gentilezza e spirito di squadra sembrano essere sinonimi: tra colleghi, ma anche rispetto al capo, lo spirito di team vince e l’attenzione all’altro ha riflessi positivi sulla produttività, oltre che sulla serenità e sulla motivazione delle persone.
Cosa accade in tempo di pandemia? Nonostante le difficoltà degli ultimi difficili mesi e la lontananza forzata, la gentilezza non ha perso la sua importanza, rimanendo un valore chiave. La grande maggioranza dei rispondenti conferma di avere fatto negli ultimi sei mesi gesti gentili nella quotidianità, in primis verso i colleghi (63,5%) ma anche nei confronti del capo (7,4%). Alcuni, però, hanno subìto maggiormente la pressione del contesto storico nel quale ci troviamo, dichiarando di non avere compiuto gesti gentili, per la perdita di empatia (26%) dovuta alla riduzione delle occasioni di socialità e di incontro. E in tempi di smart working si assiste a una trasformazione del metodo di lavoro, ma ascoltare un collega e supportarlo per la consegna di un lavoro rimangono azioni quotidiane anche a distanza per la maggior parte degli italiani (50%), a conferma che per essere una squadra non bisogna necessariamente lavorare gomito a gomito, e anche i momenti conviviali possono essere rivissuti online (16,5%). Non per tutti: il 16,3% avverte la mancanza della confidenza e immediatezza data dal contatto fisico, mentre il 17,1% dichiara di sentirsi più lontano anche mentalmente e imbarazzato dietro lo schermo. Chi poi ha la fortuna di avere un leader gentile ha visto crescere a distanza la fiducia, sentendosi autonomo ma sempre parte di un gruppo (35%) e aumentare occasioni di confronto e allineamento più o meno formali per mantenere vivi senso di appartenenza e performance (25,5%).
Per la maggior parte degli intervistati la gentilezza rimane determinante sul lavoro. Ma c’è chi sostiene che – complice la pandemia – la situazione sia cambiata: il 21,7% ne ha percepito una diminuzione e il 18,3% addirittura la mancanza totale, spiegata con la diffidenza e la paura del contagio. Per quanto riguarda le aspettative future rispetto alla propria azienda, il 36,1% sostiene che la gentilezza sarà una consapevolezza sempre più acquisita: quanto più il lavoratore si sentirà apprezzato, tanto più alta sarà la sua dedizione al lavoro e di conseguenza la sua produttività. Più pessimista la maggioranza del campione: il 18,2% pensa che, se si troverà spazio per la gentilezza, sarà per una questione di apparenza e reputazione, mentre per il 45,7% la propria azienda continuerà a sostenere un clima rigoroso e competitivo perché visto come più utile alla produttività. «In un frangente complesso e con uno scenario ancora di grande incertezza – ha commentato Filippo Saini, head of Job di InfoJobs – la gentilezza si afferma come valore imprescindibile per le persone, anche e soprattutto nel lavoro. Lo spirito di squadra, tanto premiato dai lavoratori, deve essere a nostro avviso letto come un importante messaggio per le aziende, che sono chiamate a favorire una maggiore inclusione della gentilezza e della leadership gentile nella cultura d’impresa».
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