Si chiama «Operazione Domingo». E’ stata condotta tra le province di Roma e Reggio Calabria. E si è conclusa al mattino con ventuno arresti, quando i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma – coadiuvati dai Comandi dell’Arma territorialmente competenti – hanno dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia. Le indagini – iniziate nel gennaio 2019 – hanno permesso di ricostruire il modus operandi dell’organizzazione: i canali di approvvigionamento, il sistema di gestione delle piazze di spaccio e le modalità di cessione degli stupefacenti. Attraverso intermediari sudamericani la droga arrivava in Italia nascosta in flaconi di prodotti fitoterapici. I Carabinieri hanno accertato che due persone – nonostante fossero detenute presso le case circondariali di Frosinone e Terni – avevano continuato a gestire i rifornimenti a favore di alcuni sodali.
Le 21 misure di custodia cautelare (14 in carcere, 6 ai domiciliari e uno all’obbligo di dimora) concludono un lungo periodo di fitte indagini che hanno accertato l’esistenza di un’associazione dedita al traffico illecito di cocaina, hashish e marijuana operativa a Roma e provincia, capeggiata da due soggetti di origini calabresi, di cui uno contiguo alla ‘ndrina Giorgi di Locri. Accertato anche il ruolo di un soggetto della Repubblica Dominicana, come intermediario per l’acquisto di cocaina. Nel corso delle indagini sono state arrestate, in flagranza di reato, 12 persone per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Sequestrati complessivamente circa 8 chili di cocaina, 1,400 di marijuana, 15 di hashish, una pistola e 50 cartucce.
L’indagine dei Carabinieri del nucleo investigativo di Via in Selci, era partita dopo l’arresto di un corriere all’aeroporto di Fiumicino. In tale circostanza una donna a bordo del volo proveniente da Limaera stata trovata in possesso di oltre sei chili di cocaina in stato liquido. L’associazione oggetto dell’indagine era dotata di una stabile organizzazione, di importanti risorse finanziarie e di numerosi mezzi, quali maglie di comunicazione riservate messe a disposizione dei fornitori, veicoli e locali utili al trasporto e alla custodia di ingenti quantitativi. Il vincolo del sodalizio criminale era caratterizzato da una rigida ripartizione dei compiti tra associati nonchè da una compartimentazione nei ruoli a ognuno affidati dai vertici del sodalizio, con stabili collegamenti operativi sul territorio. «È opportuno precisare – hanno detto gli investigatori – che l’attività illecita non sia mai cessata, neanche nell’immediatezza di interventi delle forze dell’ordine e di sequestri di partite di sostanze. Gli arresti in flagranza eseguiti nel tempo sono stati considerati come un rischio di impresa calcolato e non hanno in alcun modo rallentato le attività dell’associazione‘.
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