Sono racchiuse in un percorso espositivo allestito ad hoc anziché per le strade di una grande città. Sono protette da teche e sistemi d’allarme piuttosto che corrosi dalla pioggia o dagli agenti atmosferici esterni. Eppure della street art in cui sono state concepite conservano il fascino, i colori, l’ironia, il sarcasmo. Sono le opere di Banksy, l’artista “senza identità” che ha conquistato il mondo e che è considerato al quattordicesimo posto tra personalità più influenti del settore artistico, in mostra fino all’11 aprile 2021 al Chiostro del Bramante a Roma.
Oltre cento le opere esposte, dai dipinti più noti come «Love is in the Air» o «A Girl with Balloon»ai progetti discografici per le copertine di vinili e cd, ai manifesti a favore di una stampa libera e non condizionata, come libero è il suo modo di dipingere, di irridere i potenti, di denunciare. Un’arte senza filtri che ha la capacità di informare e far riflettere senza mai essere pesante. Un’arte che ha la capacità di far sorridere provocando, di inveire giocando. E quindi largo spazio ai colori, alle caricature, all’irriverenza perché l’idea dell’artista è che l’arte debba essere diversa dalle altre forme di cultura «dal momento che – scrive Banksy – non è il pubblico a decretarne il successo. Gli spettatori riempiono le sale dei concerti e dei cinema ogni giorno, leggiamo romanzi a milioni e compriamo dischi a miliardi. Siamo noi, la gente, a influire sulla produzione e la qualità di gran parte della cultura, ma non su quelle dell’arte». Così via libera a grandi temi come la pace, la giustizia, la libertà esaltati e proclamati attraverso tecniche differenti: dallo stencil, alle stampe su carta o tela, all’olio all’acrilico, allo spray fino alle immagini dei murales che scorrono ininterrotte in una saletta al secondo piano dello spazio espositivo.
Tante immagini, tante parole, scritte o urlate con gli spray e nessun accenno alla biografia o all’identità di un artista che continua a rimanere sconosciuto. «Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della vita privata: l’invisibilità è un superpotere», ha sempre sostenuto con coerenza, convinto che l’anonimato garantisca una maggiore libertà sia fisica sia artistica. Gli ha permesso infatti di sfuggire alla polizia durante la realizzazione di incursioni e di graffiti illegali, di tutelarsi da querele e denunce nel caso delle opere satiriche, soprattutto in campo politico o etico, «di non inquinare la percezione della sua identità e delle sue opere», come ha affermato egli stesso.
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