La pandemia ha amplificato gli assetti paranoici

Ott 6, 2020

di Francesca Lici

la pandemia ha amplificato gli assetti paranoiciLa pandemia ha amplificato gli assetti paranoici.  Il Covid-19, tra le molte conseguenze ha aumentato infatti questi assetti, spesso al di là di ogni legittima e comprensibile preoccupazione per la salute. «Il pensiero paranoico – spiegano gli psicologi dell’Ordine regionale del Lazio – insorge con il movente di dare una logica a ciò che non è logico, un controllo a ciò che è fuori controllo. Insorge con la drammatica speranza di dare un senso a ciò che sfugge alla comprensione».

Un meccanismo particolarmente calzante in questo periodo così complicato. Vista da questa prospettiva, non stupisce allorache la pandemia ha amlificato gli assetti paranoici. «Ma già prima del Covid – sottolineano gli psicologi – possiamo pensare che alcuni cambiamenti radicali della società contemporanea abbiano pesato fortemente nell’aumento del sentimento di sospettosità e incertezza: i cambiamenti del mondo del lavoro, sempre più frammentato, deregolato e precario. La crisi economica e i conflitti militari, con i relativi esodi di popolazioni; il terrorismo; gli scenari connessi ai cambiamenti climatici; le minacce legate allo sviluppo delle tecnologie, soprattutto informatiche; l’amplificazione dell’allarmismo attraverso i mass-media, che rispondono ad un utilizzo spesso propagandistico delle minacce incombenti; l’erosione della legittimità dei sistemi istituzionali investiti del ruolo di protezione formale nei confronti dei pericoli. Tutti questi sono scenari che suscitano la sensazione che le cose che ci circondano incombono come minacce su cui siamo radicalmente impotenti».

«Nella paranoia intesa in senso clinico, ma il concetto vale anche per i sentimenti paranoici che pervadono la società, spiegano gli psicologi – infatti, non esistono allucinazioni, ma un atteggiamento delirante intorno al sospetto che gli altri ce l’abbiano con noi o che vogliano farci male o tradirci. E questi altri possono avere un volto specifico (ad esempio i vicini di casa) o possono essere indefiniti. Ci si sente vittime di un raggiro, di una persecuzione o di un complotto». Un’altra caratteristica di un assetto paranoico  è «la difficoltà a distinguere la realtà oggettiva dalle proprie sensazioni e percezioni ed un conseguente stato di ipervigilanza e allarme». A questo proposito gli psicologi del Lazio ricordano una ricerca dalla quale è emerso come gli italiani siano il popolo con la maggiore discrepanza fra percezione e realtà riguardo al tema della minaccia rappresentata dagli immigrati. Dal punto di vista relazionale, si potrebbe dire che la paranoia «è un drammatico fallimento della fiducia nell’altro». Cosa fare allora per contrastare la paranoia che pervade la società? «Se all’origine di una cultura paranoica vi è la rottura dell’alleanza tra sè e l’altro, per contrastare la paranoia – constatano gli esperti – è necessario quindi ripartire dalla comunita. Dalle relazioni reali, quelle che creano continuità nel tempo, quelle che ci accompagnano e che diventano specchi per la nostra evoluzione. E’ necessario costruire contesti dove condividere aspetti affettivi autentici, creando- concludono- antidoti reali alla solitudine e al senso di isolamento».

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