Transitorie, provviste di sola segnaletica orizzontale e verticale, senza elementi di separazione dalla corsia dei veicoli a motore, in una parola bikeline. Sono le corsie ciclabili previste dal Piano Straordinario per la mobilità attiva nella Fase 2, realizzate in maniera semplificata, con l’impegno di trasformarle in permanenti una volta dettagliati i progetti. I 150 km definiti strategici sono destinati a prolungare o ricongiungere una serie di percorsi già presenti sulle strade di Roma, per un costo totale di 3 milioni e 166 mila euro. I fondi attualmente a disposizione del Dipartimento Mobilità e Trasporti permettono la realizzazione di soli 6 interventi, per vedere compiute le restanti 38 proposte sarà necessario attendere lo stanziamento di ulteriori risorse economiche in Bilancio.
Secondo i calcoli dell’Associazione Salvaciclisti, in queste settimane sono stati portati a termine 6,2 km dei 24 km realizzabili nell’immediato, ad una velocità notevolmente inferiore a quella dei tre chilometri al giorno indicata dall’Assessore Pietro Calabrese. Unico tratto concluso è la pista ciclabile da Piazza Cina a Via della Grande Muraglia, mentre gli altri cinque interventi previsti sono stati realizzati in misura parziale e quelli già presenti sono spesso interrotti da cantieri, occupati da rifiuti o semplicemente incompleti o sprovvisti di segnaletica. Nel frattempo, lo sforzo per evolvere la mobilità verso forme più sostenibili ha favorito il fiorire dell’offerta elettrica in sharing: bici, monopattini elettrici, auto e motorini; ma con la diffusione di nuove forme di trasporto cresce anche il numero di incidenti, aggravando il triste primato di Roma, città con più incidenti stradali in Italia.
Secondo il «Rapporto 2019 sulle statistiche dell’incidentalità nei trasporti stradali» del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono oltre 30mila i sinistri registrati lo scorso anno sulle strade della capitale, dove le categorie più vulnerabili soggette a incidenti mortali sono proprio pedoni e ciclisti. Per le strade di Roma, il percorso verso una mobilità più sostenibile sembra viaggiare a due velocità. Da un lato gli utenti: ciclisti, fattorini, monopattini elettrici e tutti coloro che, sulla spinta di misure nazionali o scelte personali, quotidianamente percorrono le vie di Roma con forme alternative di trasporto, affrontando i rischi e gli ostacoli che comporta la percorrenza su itinerari non adeguatamente attrezzati. Dall’altro la città di Roma che, a dispetto dei Piani proposti e dei buoni propositi di ripensare a una mobilità urbana sostenibile, produce interventi frettolosi, poco accurati, privi di strutture idonee e della sicurezza necessaria, dimostrando ancora una volta di essere una città poco propensa ad accogliere il cambiamento, anche quando si tratta di una trasformazione per il bene dei suoi cittadini.
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