
«Grazie a questa ripartenza, ad oggi l’impatto del Covid-19 sui dati dell’intero 2020 è decisamente contenuto: i donatori utilizzati sono al momento 472, il 4,8 per cento in meno in confronto allo stesso periodo del 2019, e i trapianti effettuati 1220, in calo solo dell’1,5 per cento rispetto a dodici mesi fa – ha fatto sapere l’Iss – L’Italia dei trapianti ha retto meglio degli altri Paesi: confrontando i dati italiani relativi alla fase più critica dell’emergenza con quelli corrispondenti di Spagna, Francia e Stati Uniti rilasciati dalle rispettive autorità competenti, emerge che nel periodo dal 28 febbraio al 10 aprile il calo dell’attività di trapianto in Italia è stato del 39,7% rispetto alla prima parte del 2020 contro il 51,1% degli Usa, il 75,1% della Spagna e il 90,6% della Francia».
Ad essere confortanti sono anche i dati preliminari dello studio del Cnt e della Task force Iss sulle infezioni da Covid-19 tra i pazienti in attesa di trapianto e quelli già trapiantati: un monitoraggio ancora in corso che ha l’obiettivo di valutare l’impatto della pandemia sul mondo dei trapianti e fornire strumenti clinici utili per la gestione delle terapie immunosoppressive. Nella fotografia scattata il 22 marzo scorso, i pazienti in lista d’attesa risultati positivi al coronavirus erano 73, lo 0,86% degli 8.638 iscritti in lista, di cui solo 8 deceduti. L’incidenza è ancora più bassa tra i pazienti con trapianto d’organo funzionante: i positivi accertati nel periodo 21 febbraio-22 marzo erano 173, lo 0,39% del totale, di cui 53 deceduti (0,12%), con un’età media di questi ultimi intorno ai 67 anni.
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