
Ciò che emerge è la profonda trasformazione che ha interessato il mondo dell’artigianato negli ultimi dieci anni. Anni in cui si è avuta a livello regionale una riduzione del numero delle imprese artigiane pari al 6,8%, con picchi di oltre il 20% nel settore manifatturiero che, soprattutto nella Capitale, mostra un’estrema sofferenza. In calo anche il comparto delle costruzioni e le attività ricettive e di ristorazione. Crescono, e di parecchio, invece, i servizi alle imprese e i servizi alla persona. E crescono le aziende di acconciatura ed estetica dove si concentra la principale domanda di lavoro. Basti pensare che mentre il numero dei lavoratori, soprattutto nel settore delle costruzioni, è diminuito di oltre 4 mila unità, quello del settore dell’acconciatura ed estetica ha avuto un’impennata di oltre il 40% con un costante aumento dell’occupazione femminile che nel 2018 è stata pari al 44,3% del totale. Ma anche le recenti nuove assunzioni nel campo dell’estetica e degli addetti alla panificazione sono prevalentemente legate a contratti a tempo determinato e orario ridotto. Tipologie che nel 2018 hanno interessato il 50% dei lavoratori, anche per via dell’incremento della componente occupazionale femminile.
Nel 2009 le imprese artigiane attive sul territorio laziale erano pari a 100.921 unità, corrispondenti al 7% del totale nazionale. In dieci anni il numero si è ridotto del 6,8% (-10% nelle province di Latina, Rieti, Viterbo e Frosinone, -4,9% a Roma) e la quota dell’artigianato sul totale delle imprese è così passata dal 22% nel 2009 al 19% di oggi. Di contro, le attività artigiane che operano nei servizi di supporto alle imprese hanno avuto una forte espansione e rappresentano l’unico ambito produttivo in positivo. Il loro numero è passato infatti da 2.878 nel 2009 a 4 mila attuali, con un incremento pari al 39%. Interessante appare anche il dato relativo al numero medio di iscritti alla gestione artigiana presso l’INPS, da dove si evince una contrazione di circa otto punti percentuali, ovvero 10 mila iscritti in meno rispetto al 2009. Tale perdita di iscritti ha riguardato esclusivamente le fasce d’età sotto i 50 anni, mentre la fascia 50-54 rimane quella più numerosa.
“Un panorama sicuramente non confortante – ha commentato il Direttore di Eblart, Franco Cervini – causato anche dalla frenata delle esportazioni e dalla debolezza del settore delle costruzioni che hanno prodotto una limitazione nello sviluppo del comparto industriale. Anche l’occupazione, fortunatamente in crescita, è però di qualità ridotta perché caratterizzata da troppa precarietà. Campi su cui agire assolutamente per ridare al settore la dignità che merita e per far ripartire realmente la nostra economia. Per farlo avremo bisogno del supporto delle istituzioni, ma anche delle parti sociali, dirette conoscitrici del sistema e del complesso mondo del lavoro”.
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