Oltre 4 giovani su 10 sarebbero pronti a varcare i confini nazionali per ottenere un lavoro più qualificato e adeguato alle proprie aspettative. È quanto emerge dall’indagine realizzata da Demoskopika per conto dell’assessorato alle Politiche giovanili di Roma Capitale. Secondo lo studio sono in tanti a dichiarare un’occupazione (59,8%) anche se non del tutto in coerenza con gli studi: 6 su 10, in particolare, ritengono non esista una forte connessione del proprio lavoro con il percorso formativo realizzato. Sul versante opposto, tuttavia, esiste una quota significativa di giovani romani che soffre per la mancanza di lavoro. E per migliorare la situazione occupazionale reagiscono in molteplici modi: c’è chi è pronto a lasciare il proprio luogo di origine per recarsi all’estero (41,7%), chi non si rassegna e si affida all’invio del curriculum vitae (62,4%), chi utilizza canali più informali confidando nella presentazione o segnalazione da parte di parenti, amici o conoscenti (20%). E c’è anche chi, ormai sfiduciato, piomba nel limbo dell’inattività.
Demoskopika stima la presenza di circa 90mila neet, persone nella fascia tra i 18 e i 35 anni che non studiano, non lavorano o non seguono percorsi formativi, pari al 17,3% della popolazione giovanile romana. In particolare, analizzando i motivi della mancata ricerca di un’occupazione, una quota rilevante quasi il 30%, appare scoraggiato, rinunciando momentaneamente a cercare attivamente lavoro mosso dalla convinzione di non riuscire a trovarlo, il 12,4% dichiara di non essere interessato, mentre una piccola percentuale (4,1%) sta aspettando gli esiti di una precedente ricerca, il resto del sottocampione, adduce motivi personali e familiari tra cui la nascita di un figlio (17,4%). Le percentuali più elevate di giovani neet si rilevano principalmente tra le donne (24,5%) in cui storicamente troviamo anche la quota maggiore di senza lavoro, tra i giovani che vivono ancora con la propria famiglia di origine (23,4%) e, soprattutto, tra quanti hanno un titolo di studio medio-basso (giovani con titolo di studio di scuola media inferiore, il 25,6% e con diploma di scuola media superiore, il 20,7%).
Grandi ideali e bisogno di sicurezza fanno sì che la maggior parte dei giovani, oltre il 90% degli intervistati, dichiari di avere piena fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine (88,2%), ma godono di stima anche il mondo della scuola e dell’università (82%) e le associazioni di volontariato (81,5%). Nella maggior parte dei casi, i giovani condannano l’incitamento all’odio in rete, ma non manca chi mostra un atteggiamento giustificazionista parlando “una modalità tipica della comunicazione online” (43,2%), un modo per “evitare che l’odio si esprima nella vita reale” (24,1%), o addirittura, “un modo accettabile per sfogare la rabbia” (22,4%).
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