Ben 142 donne uccise nel 2018 e 94 nei primi dieci mesi del 2019. Numeri da brivido che segnano purtroppo un nuovo record nel nostro Paese dove, nonostante il calo dei reati in generale, continua invece a salire il numero delle donne uccise per mano di uomini che dicevano di amarle. Dei 142 omicidi dello scorso anno, 119 infatti sono avvenuti in ambito famigliare, con un incremento del 6,3 per cento rispetto all’anno precedente. E sempre in ambito famigliare si sono consumate anche le tragedie degli ultimissimi giorni: la giovane moglie di un noto imprenditore dell’Alto Lario nel Lecchese stuprata più volte dal marito e dagli amici perché “aveva osato chiedere la separazione” e la trentenne brutalmente uccisa in Sicilia dall’amante al quale aveva rivelato di essere incinta. Storie drammatiche che si aggiungono alle innumerevoli storie dei mesi, degli anni scorsi. Violenze definite quasi sempre insospettabili ma alle quali, spesso, non si è prestata l’attenzione dovuta. Il tutto alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, mentre nelle varie città della penisola si alternano manifestazioni, convegni e iniziative a tema.
A Roma migliaia di persone hanno sfilato sabato scorso per le vie del centro dietro lo striscione “contro la violenza siamo in rivolta”, mentre il ministro all’Economia Gualtieri ha annunciato via Twitter lo stanziamento di 12 milioni di euro per i figli delle vittime di femminicidio. E sempre nella Capitale oggi, per la prima volta, verrà installata una panchina rossa nel Cortile d’onore di Palazzo Montecitorio che la sera si illuminerà di arancione, colore simbolo di un mondo libero dalla violenza. Gesti simbolici, denunce, iniziative che vorrebbero sensibilizzare sempre più l’opinione pubblica verso tematiche spesso delegate ai diretti interessati o agli addetti ai lavori.
Ma anche di protesta verso una società giudicante e patriarcale, verso un intero sistema ancora fallimentare nella prevenzione e troppo prevenuto nei confronti delle donne. Ma anche verso quelle istituzioni che sembrano ricordare il fenomeno solo durante le ricorrenze o la stesura di un necrologio. Durante la manifestazione di sabato non sono mancate infatti le polemiche anche nei confronti della sindaca Virginia Raggi che secondo i partecipanti “avrebbe dovuto esserci e battere un colpo”. Anche perché la Capitale detiene purtroppo uno dei record peggiori del Paese: nove donne uccise, 411 stuprate e 1.305 vittime di maltrattamenti in famiglia. Solo nel 2018. E sebbene Roma inglobi la maggior parte delle denunce (circa l’80%) del Lazio, anche nelle altre province i casi di violenza sono pericolosamente aumentati. Latina ad esempio, con 54 “casi” denunciati, segna un più 68,8% rispetto al 2017 e Viterbo, con 22 denunce, un più 31,8 per cento.
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