Sono trascorsi tre anni dal sisma che ha colpito il reatino nell’agosto 2016. Tre anni in cui si è cercato di andare avanti, di ricostruire, di ridare vita a un territorio già penalizzato dalla frammentarietà geografica e aggravato dalla tragedia del terremoto. Accumuli, Amatrice, Cantalice, Leonessa, Poggio Bustone, Cittaducale e Rieti stessa hanno visto stravolgere la quotidianità. Inoltre, si tratta di un’area molto diversificata con circa 75 mila abitanti distribuiti in una miriade di frazioni. Abitanti la cui età media supera i 50 anni e con un 30% di ultrassessantaquattrenni, dediti prevalentemente all’agricoltura che rappresentava la maggiore fonte di reddito per l’intero territorio.
Situazioni che sicuramente hanno reso più ardue sia l’assistenza immediata allora, sia la ricostruzione postuma. Basti pensare ai tanti giovani che hanno lasciato la zona, a chi ha abbandonato le precedenti attività reinventandosi, a chi si è ritirato per anzianità. Come Uil, ci siamo adoperati sin da subito a tutela e sostegno dell’intera area del cratere. Ed è con lo stesso spirito che abbiamo pensato quest’anno alla quinta edizione di Incontriamoci, l’iniziativa che prende il via oggi, divenuta oramai una piacevole consuetudine.
Oltre alle numerosissime iniziative di solidarietà, la Uil ha firmato sin dal 2017 con la Regione Lazio, insieme agli altri sindacati, ai Comuni interessati, all’Inps, all’Inail, il Patto per la Ricostruzione e lo Sviluppo che prevede una serie di finanziamenti regionali e nazionali per intervenire concretamente su più fronti: dai trasporti, alle infrastrutture, al commercio, alle aziende, all’edilizia scolastica, alla sanità. Il Patto ad esempio prevede il potenziamento del trasporto ferroviario attraverso l’elettrificazione della tratta Rieti-Terni-Roma e l’acquisto, da parte della Regione, di nuovi treni. Grande campagna questa della Uil territoriale che da sempre si è battuta per una rete ferroviaria più efficiente. Migliore accessibilità al territorio dovrebbe significare anche maggiore affluenza sul posto, sia da parte di chi possiede in loco una seconda abitazione, sia di chi si reca per turismo. Basti pensare alla vicinanza del Terminillo e alle varie manifestazioni enogastronomiche per cui il territorio è noto.
Ma il Patto prevede anche finanziamenti per l’edilizia sanitaria – vista soprattutto l’inagibilità dell’ospedale di Amatrice – e l’assunzione di 80 medici precari e, cosa prioritaria, la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici. A quel documento ne è seguito un altro che entra ancora più nello specifico, attraverso la definizione di precise regole per la ricostruzione pubblica, l’avvio delle gare e l’apertura dei bandi. Un atto importante e dovuto che, però, ancora una volta evidenzia l’enorme difficoltà, tutta italica, di riuscire a dare risposte immediate alle emergenze. Perché bisogna attendere tre anni da un terremoto per aprire i bandi? A chi giova? Ai residenti sicuramente no. Nè all’economia locale. Il rischio più grave al momento è lo spopolamento. Tempi così protratti hanno prodotto rassegnazione e insofferenza nella popolazione che in molti casi ha cercato soluzioni alternative che potessero garantire una qualche forma di ripresa più immediata. Ne sono una conferma ad esempio le sole 168 richieste di contributo su 6.245 abitazioni gravemente danneggiate o l’unica domanda inoltrata per la ricostruzione di una stalla su 163 distrutte.
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