Le coste italiane nella morsa del cemento illegale

Ago 7, 2019

La campagna «Abbatti l'abuso» di Legambiente fotografa lo stato del nostro mare: su oltre 32mila immobili abusivi, il 90 per cento non è ancora stato demolito
di Giancarlo Narosi

Le coste italiane nella morsa del cemento illegaleCase vista mare costruite nel disprezzo delle leggi, del paesaggio, del diritto collettivo a poterne godere e della sicurezza di chi ci vive. Spesso si trovano intere cittadelle dove nemmeno c’è un mattone in regola. Il cemento illegale ha invaso negli ultimi decenni le coste italiane e ancora oggi sembra esserci una sola certezza: poco o nulla viene buttato giù. Le demolizioni dei manufatti abusivi sono ferme e nelle zone costiere questa inerzia è ancora più evidente. Bastano pochi numeri per capire il fenomeno.

Secondo Legambiente sono 32.424 le ordinanze di demolizione emesse dal 2004 al 2018 in poco piu’ del 20% dei comuni costieri italiani, che hanno risposto all’indagine «Abbatti l’abuso». Di queste solo 3.651 sono state eseguite, poco più dell’11 per cento. E se nelle aree interne la media delle ordinanze di demolizione è di 23 a Comune, spostandosi al mare il dato decuplica arrivando a 247, a conferma del fatto che l’abusivismo lungo costa sia quello quantitativamente maggioritario.

I numeri – presentati nei giorni scorsi durante la tappa in Campania di Goletta Verde, la storica imbarcazione ambientalista in viaggio anche quest’anno contro i nemici del mare – sono agghiaccianti: in Campania ad esempio le demolizioni lungo il litorale negli ultimi quindici anni non arrivano al 2 per cento. Peggio fanno solo il Molise (fermo a zero) e le Marche, dove si sfiora appena l’1 per cento. Ma chiaramente con dati quantitativi molto diversi: la Campania guida la classifica delle regioni per numero di ordinanze emesse, sia nei Comuni costieri che nei comuni dell’entroterra, ma ha demolito solo il 3 per cento. Se prendiamo in considerazione solo gli abusi realizzati lungo la costa in questa regione si contano 11.092 ordinanze emesse e solo 220 quelle eseguite. In Calabria siamo al 5,2 per cento e in Puglia al 6,4 per cento. Tra le regioni del Sud fa eccezione la Sicilia, che arriva al 15% nel rapporto tra ordinanze di abbattimento emesse e realmente eseguite. La performance migliore è del Friuli-Venezia Giulia, con il 45 per cento.

«Siamo di fronte a una pagina vergognosa della storia italiana che ha prodotto e alimentato illegalità e ha cambiato i connotati a intere aree del Paese – ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente-  Contro gli abusi edilizi il migliore deterrente è la demolizione e non certo nuovi condoni. Occorre procedere a una riforma legislativa che passi ai Prefetti la competenza delle operazioni di abbattimento, perché non condizionati dal ricatto elettorale, lasciando ai Comuni solo il controllo urbanistico del territorio e la repressione dei reati, compresa l’emissione delle ordinanze di demolizione. Solo così potremo riscattare interi territori e le loro comunità, ripristinando legalità, sicurezza e bellezza».

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