Nessun miglioramento sul fronte della povertà assoluta in Italia. Quasi due milioni le famiglie in questa condizione. «Nel 2018 – fa sapere l’Istat nel rapporto sulla povertà in Italia – si stimano oltre 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta (con un’incidenza pari al 7 per cento), per un totale di 5 milioni di individui (incidenza pari all’8,4 per cento)».
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma superiore nel Mezzogiorno (9,6 per cento nel Sud e 10,8 per cento nelle Isole), mentre nel Nord Ovest è al 6,1 per cento e nel Nord-est e Centro raggiunge una percentuale pari al 5,3. Ad essere povere sono le famiglie numerose e quelle con un solo genitore, mentre la situazione migliora nelle famiglie all’interno delle quali la persona di riferimento è istruita, ha un titolo di studio elevato, una posizione lavorativa buona: tra dirigenti, quadri e impiegati l’incidenza della povertà assoluta è di appena l’1,5 per cento contro il 12,4 per cento delle famiglie in cui la persona di riferimento è un operario e il 27,6 per cento in cui è un disoccupato. Sono oltre più di milione i minori che ricadono nella fascia della povertà assoluta. L’incidenza varia da un minimo del 10,1 per cento nel Centro fino a un massimo del 15,7 per cento nel Mezzogiorno.
Ci sono poi le famiglie in condizioni di povertà relativa: in questa condizione si trovano poco più di 3 milioni di nuclei (11,8 per cento), quasi 9 milioni di persone (15 per cento del totale). Rispetto al 2017, il fenomeno si aggrava nel Nord (da 5,9 a 6,6 per cento), in particolare nel Nord-est dove l’incidenza passa da 5,5 a 6,6 per cento. Il Mezzogiorno, invece, presenta una dinamica opposta (24,7 per cento nel 2017, 22,1 per cento nel 2018), con una riduzione dell’incidenza sia nel Sud sia nelle Isole.
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