C’é un progetto che fa discutere in Ciociaria. È il progetto dell’impianto di recupero inerti del comune di Patrica, in provincia di Frosinone. Presentato lo scorso anno e in fase istruttoria negli uffici della regione Lazio per una capacità di trattamento di 300mila tonnellate annue, è “inaccettabile nel modo più categorico”, secondo il Coordinamento Interprovinciale Ambiente e Salute Valle del Sacco e Bassa Valle del Liri. “A nulla valgono le grida di dolore della Valle del Sacco scesa in manifestazione unitaria il 13 aprile a Frosinone sotto una pioggia battente, ma con la forza che la contraddistingue – dice il coordinamento – Nel nostro territorio si continuano a proporre progetti di impianti legati al ciclo dei rifiuti, al di fuori di ogni pianificazione e di ogni criterio di rispetto per l’ambiente. Si continuano a proporre insediamenti lungo il corso del fiume, in aree sottoposte ai vincoli del Sito di Interesse Nazionale (Sin) di cui deve essere verificato il grado di inquinamento, facendo prevalere la logica del profitto al rispetto dell’ambiente. Ora si insiste su Patrica, luogo già pesantemente compromesso a livello ambientale, ma che risveglia continuamente appetiti”.
Da tempo si è aperto un nuovo fronte sul terreno ciclo dei rifiuti, quello del trattamento degli inerti. Si tratta di una categoria molto ampia che passa da rifiuti derivanti dalla costruzione di edifici a estrazione di miniera e cava, da raffinazione del petrolio a terreni prelevati da siti contaminati, a trattamento delle acque reflue e altri ancora. Nell’istruttoria sono stati già espressi pareri, alcuni positivi in base alla collocazione dell’impianto in una area a destinazione industriale. L’amministrazione comunale si è soffermata sulla richiesta di integrazioni al progetto relative all’inquinamento indotto dal traffico veicolare, all’utilizzo di terre e rocce di scavo e alla collocazione in area Sin che richiede il parere ministeriale. Successivamente il Comune di Patrica, in data 31 gennaio 2019, ha fatto richiesta di archiviazione del procedimento per difetto di applicazione dell’istruttoria e per mancato rispetto dei tempi previsti per l’integrazione documentale in riferimento alle normative vigenti, che però erano state inviate dal proponente in data 22 gennaio 2019, ma non pubblicate nell’apposito spazio web e comunque in ritardo rispetto ai tempi normativi. In ogni caso, ad oggi, non risultano controrisposte dall’ente autorizzativo.
“Tra le note degli enti interpellati – continua il Coordinamento – spicca però la relazione dell’Arpa Lazio dello scorso novembre che descriverebbe il quadro catastrofico dell’area. Lo stato delle acque superficiali del fiume Sacco da Colleferro a Falvaterra – dai dati delle centraline di rilevamento – risulterebbe essere in gran parte ‘scarso’ per i parametri ecologici e ‘non buono’ per i parametri chimici. Quelle sotterranee non fanno testo in quanto sono verificate solo in due punti per i parametri chimici su Anagni. Della qualità dell’aria vengono confermati i rilevamenti delle centraline che già conosciamo, introducendo però un rilevamento specifico su Patrica nel 2017 che riporta 56 superamenti per i particolati, oltre la normativa di legge”.
“A questo punto si passa al comparto suolo e acque sotterranee e qui la situazione è desolante”. Il Coordinamento entra nel dettaglio sottolineando i rilevamenti di agenti inquinanti come piombo e ferro da parte dei vari enti nelle aree prese in esame: l’ex Discarica Comunale Valesani/Le Cese, Chemi Spa, Mater Biopolymer Srl, Arpa, Ditta Rizzi Francesco per l’Ambiente, Klopman International Srl, Fosso Vadisi, Ex discarica comunale Gorgona, Berg Spa, Gabriele Group Srl. L’Arpa Lazio fa rilevare che per altre attività produttive nei pressi “gli interventi ispettivi effettuati presso alcuni degli insediamenti sopra citati hanno comportato la comminazione di sanzioni amministrative nonché segnalazioni all’Autorità Giudiziaria ai sensi dell’art. 29-quattuordecies del d.lgs 152/06”. In conclusione la relazione riporta quanto segue: “In considerazione di quanto sopra, si ritiene che l’area oggetto di intervento sia da considerarsi affetta da particolare criticità ambientale e pertanto si invita codesta Autorità competente a tenere conto degli eventuali effetti derivanti dal progetto in correlazione al cumulo con gli effetti derivanti da altri progetti esistenti e/o approvati”.
“A questo punto gli uffici della Regione Lazio – conclude il Coordinamento – non possono che prendere in seria considerazione il parere dell’ente di controllo preposto e – unitamente alle richieste dell’amministrazione comunale – archiviare il procedimento. Il Coordinamento Interprovinciale Ambiente e Salute esaminata la documentazione relativa al progetto e valutate le probabili ripercussioni ambientali esprime preoccupazione e chiede che il procedimento sia dichiarato concluso con un parere negativo. “.
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