Dilaga il turismo «Child free». L’Upda lancia l’allarme

Giu 12, 2019

Anche in Italia spopolano le strutture ricettive riservate agli adulti. Se ne contano più di cinquanta con offerta personalizzate
di Nico Luzzaro

Dilaga il turismo Child freeNiente bambini negli alberghi e nei ristoranti delle vacanze. Non è la richiesta di qualche tour operator stravagante ma la moda che sta prendendo piede anche nel nostro Paese, dopo aver attecchito altre parti del mondo. Questa la denuncia lanciata dall’Università popolare delle discipline analogiche (Upda) che parla di un costante aumento del turismo child free.

Già molto diffusa all’estero, la no kids politicy sta infatti contagiando anche l’Italia dove ora anche gli alberghi riservati solo agli adulti spopolano. Sarebbero infatti già 52 gli hotel, agriturismo, resort e stabilimenti balneari che hanno personalizzato la propria offerta, rivolgendosi a un pubblico di soli adulti. «Eppure i viaggi in famiglia fanno bene non solo ai bambini ma anche agli adulti stessi, perché nelle vacanze condivise si creano memorie indelebili e si esce dal guscio in cui ogni giorno ci rifugiamo – commenta lo psicologo dell’Upsa, Stefano Benemeglio – È la famiglia stessa a esporsi al cambiamento e a mettersi alla prova»

«E poi escludere i bambini, almeno in Italia, è proibito dalla legge – aggiunge la presidente dell’Upda, Samuela Stano – Secondo il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza infatti, i titolari di pubblici esercizi, senza un legittimo motivo, non possono rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo. Insomma, nel caso di un albergo, se ci sono camere disponibili non si può tenere alla porta un’ospite perché è bambino e presumibilmente strilla». Ciò nonostante, le strutture che hanno adottato tale politica in Italia rappresentano già il 6,5 per cento rispetto alle strutture presenti in tutto il globo, che sono almeno 800: 420 in Europa, 218 nelle Americhe, 69 in Africa, 61 in Asia e 32 in Oceania. Il turismo child free sembra ormai un fenomeno planetario. «I pacchetti no kids della Thomas Cook britannica per Creta e le Canarie stanno riscontrando un grande successo – dicono dall’Upda – registrando addirittura un overbooking. E proprio in Spagna il fenomeno sembra più che diffuso: qui molti resort di lusso accettano solo maggiorenni, così come alcune tra le maggiori aziende turistiche iberiche».

Il primo locale a vietare l’ingresso ai bambini sotto i 10 anni in Italia, anche se solo dopo le ore 21, è stata una pizzeria della provincia di Brescia, che ha adottato questa politica undici anni fa. E perfino nel Sud Italia pare non manchino gli esempi di strutture che, per proteggere la quiete degli adulti, si definiscono non adatti ai bambini. Spiccano, tra gli altri, un hotel di Capri e uno di Scicli, nel ragusano. Ma anche alcuni villaggi turistici della Sardegna. Off limits ai bambini anche molte spiagge ai piedi del monte Argentario, e molte strutture benessere come in Umbria. All’estero, invece, pare che le strutture più rigorose nell’applicare la politica del no kids si trovino in Messico, Giamaica e persino in alcune isole greche.

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