Sarebbero leggermente in calo le disuguaglianze in Europa, anche se rimangono forti differenze tra la parte occidentale e orientale del continente. Questo quanto emerge dal rapporto “Il modello sociale europeo ha resistito all’affermazione delle disuguaglianze?”, elaborato dal World Inequalities Lab. Uno studio che, per la prima volta, analizza l’evoluzione delle differenze di reddito prima e dopo le imposte prendendo in considerazione un arco di tempo piuttosto vasto e l’insieme dei paesi europei.
Da un punto di vista generale, lo studio del World Inequalities Lab sottolinea il fatto che le disuguaglianze fra le classi medie e inferiori (il 50 per cento meno ricco) e quelle più ricche (l’1 per cento più ricco) si sono leggermente ridotte a partire dagli anni Ottanta in Europa, mentre invece sono esplose in Russia e negli Stati Uniti. Tuttavia le disparità, anche se hanno potuto essere limitate a livello globale nonostante la crisi del 2008, continuano a esistere importanti nei paesi europei.
La prima e più evidente differenza è la diversità del reddito medio in ogni Paese. In Lussemburgo, il paese con il più alto reddito dell’Unione europea, si arriva a 60mila euro annui, mentre in Bulgaria la media scende a 14.500 euro. Di conseguenza si potrebbero ridurre le disuguaglianze attraverso una crescita più rapida del reddito dei più poveri rispetto a quello dei più ricchi.
La soluzione per il ricercatore del World Inequalities Lab è chiara: “l’Ue deve insistere di più sulla riduzione delle disuguaglianze all’interno dei singoli paesi, soprattutto attraverso una maggiore armonizzazione fiscale”. Si dovrebbe in particolare mettere l’accento sulla progressività fiscale, così da permettere di finanziare le spese sociali di predistribuzione, essenziali per contenere le disuguaglianze. L’Unione europea deve, non solo fare maggiori sforzi per ridurre le differenze fra i vari paesi, ma anche interessarsi alle disuguaglianze fra i cittadini europei. La convergenza fra gli Stati non potrà bastare a ridurre i divari.
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