Il futurismo nelle sue varie sfaccettature. Dalle forme razionali e manieristiche di Donghi che dipinge amici in barca in un mare senza profondità, alle nature morte di Trombadori all’autoritratto dagli occhi lunghi di Antonietta Raphael, alla densità pittorica di Fausto Pirandello, alla stanzetta onirica dedicata a De Chirico. Fino ad arrivare alle fotografie di Elio Luxardo, ai vari manifesti di Marinetti, a Giacomo Balla.
Racchiude un’epoca intensa e innovativa dell’arte italiana la mostra Giacomo Balla. Dal Futurismo astratto al Futurismo iconico allestita a Palazzo Merulana, curata da Fabio Benzi. Un’esposizione che inizia con il famoso dipinto Primo Carnera del 1933, per poi aprirsi sul grande salone dove si snodano autori diversi che di quell’epoca hanno evidenziato contraddizioni, fascino, incarnato ideali o mostrato insofferenza. Un’epoca fatta anche di riviste patinate, fotografie di divi, colori forti come quelli che dominano nelle “Quattro stagioni in rosso” del Balla o più sbiadite, soffuse, come le sue donne col velo, divenute poi negli anni motivo di ispirazione per alcuni stilisti nostrani.
E’ lui, Balla, il vero protagonista di tutto il percorso. Il Balla amico di Marinetti, Boccioni, Carrà con cui firmò i manifesti che sancivano gli aspetti teorici del Futurismo, il Balla alla ricerca di un rinnovamento che cercava ispirazione nella sensibilità quotidiana della gente, nell’immaginario suscitato dal cinema, dalla fotografia di moda e di attualità. Il Balla più meditativo dello splendido “Parlano” dove l’intensità delle due donne diventa sinonimo di sobrietà ed eleganza. La mostra proseguirà fino al 16 giugno. Costo del biglietto: 10 euro – ridotto: 8 euro
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