Agli operai dello stabilimento del gruppo automobilistico Fiat (Fca) di Piedimonte San Germano è stato annunciato un altro lungo periodo di cassa integrazione. Sono infatti previsti cancelli chiusi per cinque giorni durante la prima metà del mese di giugno. Dall’inizio dell’anno la produzione è dimezzata. Stremati dalla situazione, gli operai hanno deciso di scioperare.
Dopo uno stop prolungato che ha preso il via il 17 aprile scorso, proseguito per tre settimane, la dirigenza aziendale ha convocato le rappresentanze sindacali aziendali di stabilimento e ha annunciato lo stop il 3, 4, 10, 14 e 17 giugno. Un altro fermo di produzione è in corso in questi giorni. Da inizio anno si contano 55 giorni di cassa integrazione e poco più di 50 sono stati i giorni in cui si è regolarmente lavorato. I metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil spiegano perché il 14 giungo si incroceranno le braccia. Lo sciopero generale di otto ore sarà accompagnato da tre manifestazioni unitarie al nord, centro e sud, che si svolgeranno in contemporanea a Milano, Firenze e Napoli. «Abbiamo discusso e deciso che era necessario far sentire la voce dei metalmeccanici – ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, a partire dall’emergenza rappresentata dal degrado industriale che riguarda anche il settore metalmeccanico: il Paese è fermo e il sistema industriale non riesce a decollare. E questo dipende dalle scelte che governo e imprese devono realizzare». Anche Marco Bentivogli della Fiom ha sottolineato la fase di stagnazione, dopo la recessione tecnica, in cui si trova oggi il Paese e ha sostenuto come diversi provvedimenti «dalla legge di Bilancio al Def e al decreto crescita stanno mortificando l’Italia del lavoro».
A Cassino poi c’è un altro problema, quello dei pensionamenti: se fino a pochi anni fa la fabbrica superava le 5mila unità e fino al 2018 era sopra le 4mila, adesso sono 3.850. Le continue trasformazioni del mondo delle imprese metalmeccaniche, Cgil Cisl e Uil chiedono al governo e al sistema delle imprese di agire su alcuni elementi come la riduzione delle aliquote Irpef sul lavoro dipendente, l’aumento dei salari, l’incremento di investimenti pubblici e privati nei settori strategici, la reindustrializzazione delle aree di crisi con piani di sviluppo territoriale che garantiscano l’occupazione.
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