Tra le circa 16mila anime che hanno raggiunto l’Europa attraverso le rotte migratorie nel Mediterraneo ci sono anche 3800 minori, bambini migranti. Il dato dell’Unicef – riferito ai primi tre mesi del 2019 – registra complessivamente una lieve flessione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma aumenta invece il numero dei più piccoli che si mette in viaggio attraversando il mare: se prima su cinque persone arrivate uno era minore, adesso c’è un minore ogni quattro adulti sbarcati. Ai 3800 appena censiti, si aggiungono i 41mila bambini già presenti nelle strutture di accoglienza sparse tra Grecia, Italia e Paesi dell’area dei Balcani.
Nel trimestre in esame, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia ha sostenuto con interventi di protezione e cura oltre 5mila tra giovani e giovanissimi. Non solo. In quasi sedicimila hanno frequentato attività di istruzione, più di mille hanno avuto accesso ai servizi per la prevenzione e la risposta alla violenza di genere. In molti hanno vissuto abusi. «In particolare in Italia – fa sapere l’Unicef – quasi tutte le donne e le ragazze arrivate hanno raccontato di essere sopravvissute a forme di violenza sessuale o di genere». Nel nostro Paese a fine febbraio erano presenti 8.537 minorenni stranieri non accompagnati. Nel 2018 gli arrivi via mare dei giovani sono stati 3.536, nell’aprile scorso erano 98. I minorenni stranieri irreperibili sono 4.324. «Nonostante gli sforzi del Governo negli ultimi due anni, ci sono rilevanti gap nel sistema di protezione e inclusione sociale – prosegue la nota del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia – Il sistema è altamente frammentato, persistono disparità nell’accesso ai servizi di cura, con il rischio che i più vulnerabili rimangano invisibili». In Grecia via mare sono arrivati 2.077 bambini, portando complessivamente le presenze a 28mila (di cui 3.535 non accompagnati).
Il focus sull’area dei Paesi Balcanici. In Bulgaria invece circa 300 rifugiati e migranti – di cui un quarto bambini – hanno presentato richiesta di asilo. A causa di continui spostamenti, alla fine di marzo meno di 180 tra loro (la metà dei quali non accompagnati) erano rimasti nei centri di accoglienza. In Serbia al 31 marzo poco più di 4.200 migranti e rifugiati, fra cui 883 bambini, erano presenti in 16 centri di accoglienza e asilo gestiti dal governo. Uno dei fattori di maggiore preoccupazione è la situazione di oltre 400 minorenni stranieri non accompagnati, che non hanno ancora acceso a cure appropriate, protezione, istruzione e altri servizi. In Bosnia Erzegovina le autorità di confine hanno registrato circa 3.600 nuovi arrivi di migranti e rifugiati. Delle 6.450 persone presenti nel paese a fine marzo, il 19 per cento erano bambini. Nonostante i progressi nell’incrementare la risposta nazionale, le capacità di accoglienza rimangono limitate.
L’Unicef lavora con gli Stati e i suoi partner per adottare piani di azione e per proteggere i più deboli tra i deboli dallo sfruttamento, dalla violenza. Con l’obiettivo di porre fine alla loro detenzione per via del loro status di immigrati, favorire l’unità familiare, garantire cure e accesso ai servizi attraverso il rafforzamento del sistema sanitario e di quello dell’istruzione. il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia chiede di proteggere i giovani migranti e rifugiati da discriminazione e xenofobia e di fare fronte alle cause che li allontanano dalle loro case. Tradotto in fondi l’impegno dell’Unicef per il 2019 è di 27,5 milioni di dollari, di cui 12,4 milioni per la protezione dell’infanzia e 9,4 milioni per l’istruzione. Intanto si continua a morire: in soli tre mesi, 365 persone hanno perso la vita nelle acque e tra le onde del Mediterraneo, oltre il 60 per cento del numero totale di vittime dello scorso anno.
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