Identikit di Avviso Pubblico: amministratori sotto tiro

Apr 5, 2019

Aggressioni, incendi, intimidazioni. L’ottavo rapporto censisce undici minacce a settimana, una ogni quindici ore. Roma al terzo posto tra le province più bersagliate
di Alfonso Vannaroni

identikit di avviso pubbli E’ un sindaco. Amministra un Comune del sud con oltre cinquantamila abitanti. E’ a lui che ignoti aggressori bruciano l’auto parcheggiata vicino casa. L’identikit lo disegna Avviso Pubblico nell’ottavo rapporto «Amministratori sotto tiro». Prepotenze e minacce rendono il lavoro degli amministratori sempre più difficile, continuamente sottoposto a tentativi di condizionamento, in ogni angolo d’Italia. Nel 2018 sono stati 574 gli atti intimidatori nei loro confronti, una media di undici a settimana, uno ogni 15 ore. Dal 2011 ad oggi sono aumentati del 170 per cento. La Campania è la regione più ferita, con 93 episodi censiti. Segue la Sicilia, con 87. Al terzo posto la Puglia con 59 e poi la Calabria con 56. Ad eccezione della Valle d’Aosta non esistono territori felici: sono 84 le province coinvolte – pari al 78,5 per cento del territorio nazionale – e 309 i Comuni interessati.

Analizzando i dati del dossier per province si scopre che Roma è il terzo territorio più colpito: sono stati venti casi nel 2018, contro i 17 del 2017. Peggio della Capitale c’è solo la provincia di Napoli con 47 intimidazioni e quella di Palermo con 25. Complessivamente il Lazio si colloca all’ottavo posto nella particolare classifica delle arroganze e dei soprusi: diciassette i comuni interessati, 36 gli eventi registrati. Erano stati 24 nel precedente rapporto, 21 nel 2016. Dopo Roma c’è Latina con dieci intimidazioni, segue Viterbo con tre, Frosinone 2 e Rieti con una. Nella cronologia dell’identikit di Avviso pubblico torviamo notizie sugli insulti social all’ex sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi e quelle al primo cittadino di Latina Damiano Coletta. Ci sono le scritte ostili al sindaco di Fiumicino Esterino Montino. C’è poi l’auto incendiata all’ex sindaco di Ardea e quella bruciata a Sora al consigliere regionale Loreto Marcelli. Mentre per la sindaca Virginia Raggi è stata predisposta la «sensibilizzazione» del dispositivo di sicurezza a seguito della demolizione di abitazioni abusive del clan dei Casamonica. Non mancano le buste con proiettili. Ne sa qualcosa Marina Inches, ex segretaria del comune di Anzio. A lei è stata recapitata una busta con un foglio dove era scritto «stai zitta» e una pallottola. E poi ancora: lo scorso anno si era chiuso con l’aggressione a Ponza di Danilo D’amico, esponente politico di opposizione.

Un mix di avvertimenti diretti o indiretti – diversi tra nord a sud del Paese – che si materializzano con roghi, danneggiamenti alle strutture pubbliche, insulti, minacce verbali, scritte offensive, aggressioni, lettere e telefonate minatorie. Un combinazione che scuote la vita di uomini e donne, che può far gettare la spugna. «Non è normale diventare il bersaglio di minacce spesso reiterate quando si ricopre un incarico pubblico – dice Roberto Montà, Sindaco di Gugliasco e Presidente di Avviso Pubblico – Tutti gli amministratori che finiscono sotto tiro devono denunciarlo immediatamente». Il fenomeno è molto articolato. L’identikit di Avviso Pubblico è però tracciato. Non tutte le intimidazioni hanno una matrice criminale e mafiosa. Aumentano infatti gli episodi in cui non sono mafie altre organizzazioni criminali a colpire, quanto singoli cittadini o gruppi di essi (169 i casi di questo tipo, il 29 per cento). «Sono cittadini disillusi, incattiviti – spiega il rapporto – in cerca di risposte che la politica non è stata e non sembra in grado di fornire, finiscono per riversare su vari capri espiatori il proprio malcontento». Tra questi i sindaci, i minisindaci, il personale della pubblica amministrazione percepiti come privilegiati o peggio ancora come corrotti. «Gli amministratori locali sono la spina dorsale del Paese – spiega il Generale Giuseppe Governale, Direttore della Direzione Investigativa Antimafia – Il numero delle intimidazioni è allarmante, ma può essere letto anche in un altro verso: vuol dire che sempre più sindaci si oppongono, danno fastidio, costruiscono consapevolezza nelle comunità sui problemi legati alla presenza nei territori di fenomeni criminali e mafiosi». Intanto sono sedici i Comuni nel mirino da anni. Nel dossier compaiono anche tre territori del Lazio. Anzio, Ardea e il X Municipio di Ostia. «Risalendo ancora più indietro nel tempo – scrive Avviso Pubblico – notiamo che in sei di questi – Licata, Rosolini, Gela, Scanzano Jonico, Carovigno e Ostia – si sono verificati atti intimidatori anche nel 2015. A Carovigno e Ostia persino nel 2014». Fenomeni talmente radicati ormai, che rischiano di ricadere nella normalità. Come se normale fosse vivere sotto tiro.

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