Salari bassi. O se preferite lavoro povero. Un terzo dei contribuenti romani dichiara meno di 10 mila euro l’anno. A Latina la quota sale al 37 per cento. Ciò significa che nella Capitale circa 900 mila contribuenti su quasi tre milioni guadagnano annualmente meno di cinque mila euro. E nel capoluogo pontino si tratta di quasi 140 mila persone su 375 mila.
I dati emergono da uno studio del servizio politiche territoriali della Uil relativamente alle dichiarazioni dei redditi dello scorso anno. Dal dossier si scopre che nel Lazio il 30,3 per cento dei contribuenti ha un reddito medio dichiarato di 4.470 euro l’anno. Ciò significa che oltre un milione di persone su quattro vive con salari bassi. Non va certo meglio in Calabria dove la quota dei contribuenti under 10mila supera il 45 per cento e in Sicilia dove la percentuale è pari al 41,4 per cento. Tornando nel Lazio si distingue il dato della provincia reatina, dove i contribuenti sono 105mila. Qui oltre 33mila tra uomini e donne hanno un reddito che non va oltre la fatidica soglia dei diecimila euro.
E’ un mosaico impietoso composto da tanti tasselli che prendono il nome di lavori mal retribuiti, contratti stagionali o part time. Non è un caso che oggi anche chi è occupato ricade con facilità nella categoria dei lavoratori poveri. Ma in un Paese e nei suoi territori si può puntare a un modello di sviluppo reale solo creando le condizioni per dare valore al lavoro. E inoltre – come suggerisce lo studio – una tassazione differente da quella attuale permetterebbe a molte persone di avere più reddito a disposizione. «La conseguenza immediata – spiega il sindacato – sarebbe la crescita della domanda interna, che andrebbe a tutto vantaggio della continuità produttiva e occupazionale delle aziende».
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