Cos’è oggi l’Europa. Cos’è diventata. Cosa resta del sogno degli anni novanta. Sono domande che ci poniamo mentre assistiamo alla costante minaccia di frammentazione del sogno europeo, complice anche la crisi finanziaria del 2008. Siamo passati dall’ottimismo per il processo di integrazione, per la creazione del mercato unico, per la firma della convenzione di Schengen, a un clima di incertezza e criticità. E’ più che mai necessario aprire una nuova stagione per una Europa democratica e partecipativa.
Nei paesi del vecchio coninente sono emerse forze politiche che si richiamano al populismo e al sovranismo e che stanno destrutturando il sistema valoriale dell’Unione. Il loro progetto è chiaro: svilire le istituzioni e le forze intermedie sociali e culturali. Dalle proteste dei gilet gialli contro il carovita a quelle contro i migranti, senza dimenticare il voto di pancia della Brexit, le denunce sociali, fino ai no Tav. I Paesi europei sono attraversati da una serie di manifestazioni che non di rado degenerano nella violenza. Cosa accadrà alle prossime elezioni Europee? Qual è il livello del dibattito nel nostro Paese? In Francia Macron si è espresso chiaramente. Dalle nostre parti le elezioni europee sono percepite come un’appendice di quelle politiche. Strano destino per l’Italia. Strano destino per il Paese che può vantare la firma del Manifesto di Ventotene. E’ chiaro che in Europa occorrono nuove politiche che ricostruiscano un sentimento di fiducia con e tra le persone. In questo contesto il rilancio della visione europeista italiana, che sappia legare solidarietà e partecipazione ha bisogno di un forte impegno delle organizzazioni sindacali. Non è un caso che il Sindacato Europeo da anni concentra la sua azione sul rafforzamento della giustizia sociale, sulla tutela della contrattazione collettiva e sulla necessità di un deciso incremento dei salari. Sono proprio questi elementi che a nostro avviso sono in grado di accompagnare la ripresa economica attraverso la crescita della domanda interna e dei consumi. Per una Europa democratica e partecipativa, la contrattazione collettiva è uno degli elementi cardini del modello sociale che vogliamo, un caposaldo da difendere e rafforzare per migliorare salari, diritti e rispondere alla diffusa precarizzazione del mondo del lavoro. La nostra sfida passa da qui. Il nostro impegno si concretizza nel rilancio di un modello europeo democratico e partecipativo, che rafforzi l’identità europea ridisegnando una nuova strategia economica e sociale per restituire il potere ai cittadini e ai popoli.
Torniamo a parlare di Europa, riprendiamone il sogno. Sosteniamone un nuovo progetto. Affinché si riformi, sia più autorevole, più solidale, più democratica ma soprattutto ritroviamo e sosteniamo una visione di lungo periodo di una Europa amata senza incertezze che riprenda con vigore lo spirito positivo e costruttivo che ne ha fondato nascita e storia, dalla dichiarazione di Schuman e negli anni a seguire con spirito costruttivo «perché regnino sempre in Europa, lealtà e giustizia e la libertà dei popoli in una patria più grande. Sono queste ragioni che ci hanno spinto – accogliendo anche l’appello del comitato esecutivo della Ces – ad organizzare degli incontri seminariali che avranno come tema i territori, la contrattazione collettiva in Europa e il futuro dell’Unione. I seminari si terranno il 22 marzo e il 5 aprile presso la sede del nazionale del sindacato di via Lucullo.
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