Nelle piazze per protestare contro il governo. Da nord a sud sono oltre cinquanta le città che hanno visto manifestano gli studenti italiani per dire «no» alle politiche dell’esecutivo giallo verde sull’istruzione. «Contro i tagli e la nuova maturità bocciamo il governo». Non c’è appello per i ragazzi e le ragazze che sfilano nelle città italiane. A Roma il corteo nazionale è partito da Piazzale Ostiense. In duemila si sono arrivati sotto la sede del Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca. «Saremo in piazza – aveva annunciato ieri Giammarco Manfreda, Coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi – per lanciare al ministro Marco Bussetti un messaggio forte e chiaro: non siamo cavie, non si sperimenta sulla pelle degli studenti. Le modifiche all’esame di maturità sono solo la punta dell’iceberg di un sistema di valutazione fallimentare, che non porta alla comprensione degli errori e al miglioramento. Sostituire la tesina con il gioco delle tre buste e improvvisare l’interdisciplinarietà con la doppia seconda prova significa, per i maturandi, perdere un’occasione per esprimersi e allo stesso tempo dover affrontare una prova impostata in modo completamente slegato dai loro percorsi di studi: gli studenti stanno reagendo a un nuovo esame modificato senza che nessuno chiedesse il loro parere».
Ma i problemi sono tanti. Si va dai costi esorbitanti di mobilità e libri di testo, all’edilizia precaria, dalle esperienze di alternanza scuola lavoro male organizzate, a una didattica datata. La riforma dell’esame di Stato è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Oggi quindi i cortei. Decine le foto dei ministri di Bussetti, Di Maio, Salvini con sopra scritto «Bocciato». Tanti gli striscioni. Uno particolarmente significativo «Miur-tacci vostra». «Questa riforma – ha detto Giulia Biazzo coordinatrice dell’Unione degli studenti- non è stata condivisa con gli studenti. Sarà una primavera di mobilitazioni come non si vedeva dai tempi de La Buona scuola. Questo Governo è bocciato». I ragazzi e le ragazze non ci stanno: «Non ci arrendiamo, non possiamo permettere che distruggano la nostra scuola».
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