«Viaggi Disperati». Nel 2018 sei morti al giorno nel Mediterraneo

Gen 30, 2019

Il rapporto dell’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati: diminuiscono i viaggi della speranza ma aumentano i rischi
di Francesca Lici

viaggi disperatiI rifugiati e i migranti che hanno cercato di raggiungere l’Europa traversando il Mar Mediterraneo nel 2018 hanno perso la vita a un ritmo allarmante, mentre i tagli alle operazioni di ricerca e di soccorso hanno consolidato la posizione di questa rotta marittima come la più letale al mondo. Secondo l’ultimo rapporto «Viaggi Disperati», pubblicato oggi dall’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in media sei persone hanno perso la vita nel Mediterraneo ogni giorno.

Si stima che 2.275 persone sarebbero morte o disperse durante la traversata del Mediterraneo nel 2018, nonostante un calo considerevole del numero di quanti hanno raggiunto le coste europee. In totale, sono arrivati 139.300 rifugiati e migranti in Europa, il numero più basso degli ultimi cinque anni. «Salvare vite in mare non costituisce una scelta, né rappresenta una questione politica, ma un imperativo primordiale – ha detto Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati – Possiamo porre fine a queste tragedie solo trovando il coraggio e la capacità di vedere aldilà della prossima imbarcazione, e adottando un approccio a lungo termine basato sulla cooperazione regionale, che dia priorità alla vita e alla dignità di ogni essere umano»

Il rapporto descrive come il cambio delle politiche adottate da alcuni Stati europei abbia portato al verificarsi di numerosi incidenti in cui un numero elevato di persone è rimasto in mare alla deriva per giorni, in attesa dell’autorizzazione a sbarcare. La navi delle Ong e i membri degli equipaggi si sono trovati davanti a crescenti restrizioni circa le possibilità di effettuare operazioni di ricerca e soccorso. Lungo le rotte dalla Libia all’Europa, una persona ogni 14 arrivate in Europa ha perso la vita in mare, un’impennata vertiginosa rispetto al 2017. Altre migliaia di persone sono state ricondotte in Libia, dove hanno dovuto affrontare condizioni terribili nei centri di detenzione.

«Per molti – si legge nel rapporto – approdare in Europa ha rappresentato la fase finale di un viaggio da incubo durante il quale sono stati esposti a torture, stupri e aggressioni sessuali, e alla minaccia di essere rapiti e sequestrati a scopo di estorsione. Gli Stati devono agire con urgenza per scardinare le reti dei trafficanti di esseri umani e consegnare alla giustizia i responsabili di tali crimini».

«Viaggi Disperati» rivela anche i cambiamenti significativi nelle rotte seguite dai rifugiati e dai migranti.  Per la prima volta in anni recenti, la Spagna è divenuta il principale punto di ingresso in Europa con circa ottomila persone arrivate via terra (attraverso le enclavi di Ceuta e Melilla) e altre 54.800 arrivate in seguito alla pericolosa traversata del Mediterraneo occidentale.  «Ne è conseguito – fa sapere l’Unhcr – che il bilancio delle vittime nel Mediterraneo occidentale è quasi quadruplicato, da 202 decessi nel 2017 a 777 lo scorso anno. Circa 23.400 rifugiati e migranti sono arrivati in Italia nel 2018, un numero cinque volte inferiore rispetto all’anno precedente. La Grecia ha, invece, accolto un numero simile di arrivi via mare, circa 32.500 persone rispetto alle 30mila del 2017, ma ha registrato un numero quasi tre volte superiore di persone giunte attraverso il confine terrestre con la Turchia. Altrove in Europa, si sono registrati circa 24mila rifugiati e migranti arrivati in Bosnia-Erzegovina, in transito attraverso i Balcani occidentali. A Cipro sono arrivate diverse imbarcazioni di siriani salpate dal Libano, mentre un numero limitato di persone ha tentato di raggiungere il Regno Unito via mare dalla Francia verso la fine dell’anno».

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