Mafie a Viterbo. In tredici nelle maglie degli investigatori

Gen 25, 2019

Le indagini hanno portato alla luce l’esistenza di un’organizzazione criminale collegata agli ambienti della ‘ndrangheta che controllava i compro oro, locali notturni e ditte di trasloco
di Al. Van.

mafie a viterbo Blitz contro le mafie a Viterbo. In tredici sono finiti nelle maglie degli investigatori per associazione mafiosa. L’operazione è scattata alle prime ore del mattino, quando i Carabinieri del Comando provinciale della città dei Papi – coadiuvati dal Raggruppamento aeromobili di Pratica di Mare, dalle unità cinofile e da militari dell’VIII reggimento Lazio, hanno dato seguito a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Roma.

I tredici – undici in carcere e due ai domiciliari – erano indagati a vario titolo per reati di associazione di tipo mafioso, estorzioni e maltrattamenti.  L’operazione di oggi arriva al termine di un’articolata attività investigativa che ha portato alla luce l’esistenza di un’organizzazione dai connotati mafiosi, dedita principalmente a imporre il controllo sulle attività economiche, come i negozi compro oro, locali notturni e ditte di trasloco nella provincia viterbese. Un’operazione che conferma la presenza di organizzazioni criminali anche in questo territorio, come evidenziato tempo anche dal rapporto  dell’Osservatorio sicurezza e criminalità della Regione Lazio.

«E’ la prima volta che viene contestato il 416 bis per un sodalizio nel viterbese – ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Roma Michele Prestipino – Finora contestazioni di questo tipo avevano riguardato il basso Lazio al confine con la Campania mentre il Nord della Regione era stato esente da questo tipo di fenomeni». Il sodalizio criminale – collegato con ambienti della ‘ndrangheta – si era imposto a Viterbo e nella sua provincia, attraverso una serie di aggressioni e gravi atti intimidatori, esercitando un’azione di controllo del territorio. Dalle indagini è emerso che all’organizzazionesi sarebbero rivolti anche comuni cittadini per chiedere «giustizia alternativa» per controversie, contenziosi personali e recupero crediti. Particolarmente gravi anche gli episodi di auto incendiate: sono decine e decine gli episodi riconducibili al sodalizio. E in due casi hanno riguardato macchine dei Carabinieri impegnati nelle indagini. Mentre un altro tentativo era stato sventato. In quell’occasione era stata presa di mira l’auto di un poliziotto che aveva effettuato controlli in un’attività commerciale riconducibile a uno degli arrestati.

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