Vivere in aree cementificate fa male ai bambini

Gen 18, 2019

La ricerca del Cnr: rischi elevati per la salute respiratoria e oculare
di Giancarlo Narosi

Vivere in aree cementificate fa male ai bambiniVivere in aree altamente cementificate è dannoso per la salute respiratoria e oculare dei bambini. Al contrario vivere in aree con molto verde è protettivo. A dirlo un’indagine, del Cnr, Ingv, Arpa Emilia-Romagna e DepLazio, pubblicata su Environmental Health.

Lo studio è stato condotto da un team multidisciplinare dell’Unità di ricerca di epidemiologia clinica e ambientale delle malattie polmonari e allergiche pediatriche (Ecampap) – Istituto di biomedicina e immunologia molecolare Alberto Monroy del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibim), dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), dell’Arpa Emilia-Romagna e del Dipartimento di epidemiologia del Lazio (DepLazio). «La ricerca – spiega Stefania La Grutta, primo ricercatore del Cnr-Ibim – rientra nel progetto Giardini per allergici, nato dalla collaborazione tra Cnr, Comune di Palermo e l’organizzazione no profit Vivisano onlus. Sono stati coinvolti in tutto 244 scolari, tra gli 8 e i 10 anni, di due scuole elementari che hanno compilato un questionario per la valutazione dei sintomi respiratori, allergici e generali. Sono stati calcolati gli indicatori individuali di esposizione ambientale sia al greenness e al greyness sia al biossido d’azoto (No2)».

«La ricerca è stata condotta in una zona suburbana di Palermo, di circa 11 chilometri quadrati ed è caratterizzato da intensive edificazioni e si trova a circa 2 chilometri dalla discarica della città – continua il primo ricercatore del Cnr Ibim – L’Ingv ha stimato l’indicatore grafico greenness di esposizione al verde, il Normalized Difference Vegetation Index (Ndvi), attraverso misurazioni da satellite. Mentre il DepLazio ha fornito l’indicatore di greyness, Residential Surrounding Greyness, e la composizione del territorio, usando la classificazione Corine Land Cover (Clc). Arpa Emilia-Romagna ha raccolto infine i dati su esposizione individuale al biossido di azoto (NO2) e vicinanza a strade ad alto traffico. I dati sono stati elaborati e associati alla georeferenziazione delle residenze degli scolari per l’analisi statistica avanzata».

Una bassa esposizione (Ndvi) al greenness si associa a un più alto rischio di sintomi nasali (naso chiuso, naso che cola e prurito). I bambini che vivono in aree di tessuto urbano continuo, densamente cementificate, riportano più sintomi oculari e generali, come cefalea e stanchezza, rispetto a quelli che vivono in aree di tessuto urbano discontinuo, meno cementificate. La prossimità a una strada ad alto traffico determina un aumento del rischio dei sintomi oculari (bruciore, lacrimazione, sensazione di sabbia negli occhi) e nasali. Con elevate esposizioni a livelli di biossido di azoto (, il rischio di sintomi generali aumenta.

«Sebbene l’inquinamento outdoor dell’area selezionata non sia influenzato da emissioni di specifiche fonti, come presenza di industrie o di traffico urbano – ha concluso La Grutta – i ricercatori hanno riscontrato, comunque, una lieve sintomatologia oculare associata a livelli di biossido di azoto superiore al valore limite annuale per la protezione della salute umana (No2 = 40 µg/m3). Da qui l’idea di poter estendere le stesse metodologie integrate di analisi ad aree simili al fine di verificare lo stato di salute dei bambini residenti».

«In particolare – conclude Giovanni Viegi, direttore Cnr-Ibim – l’associazione tra il greyness e la salute dei bambini sottolinea la necessità di una pianificazione urbana sostenibile a misura di bambino.  L’associazione tra verde urbano e salute dei bambini sostiene la promozione e attuazione di soluzioni naturali come potenziale strategia di mitigazione per ridurre l’inquinamento atmosferico e i suoi effetti. La ricerca si inserisce nell’ambito della recente prima Conferenza Mondiale sull’inquinamento atmosferico e salute di Ginevra, in cui l’Organizzazione mondiale della sanita ha fatto il punto sulla salute degli abitanti del pianeta (oltre 7 milioni di morti anticipate sono attribuite annualmente all’inquinamento atmosferico) e ha lanciato un appello ai governi, al mondo sanitario e della ricerca per fare della lotta all’inquinamento atmosferico una priorità».

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