Gli insulti a Laura Boldrini e l’autobiografia della nazione

Nov 29, 2018

La deputata ed ex presidentessa della Camera lunedì scorso è stata a Vetralla. “Salvini come Mussolini”, ha detto davanti a tutti. Le conseguenze sui social
di Lele Pajetta

insulti boldrini“Te dovresti organizzà pe na a …. tu e chi te cià fatto vení a Vetralla”. È stato il commento più gentile fatto in rete, sui social, nei confronti della deputata, ed ex presidentessa della Camera, Laura Boldrini in visita a Vetralla lunedì scorso. Invitata da un’altra donna, presidentessa del consiglio comunale vetrallese, Giulia Ragonese, che ha da poco aperto l’unica Casa delle donne rimasta nella Tuscia, affiancata da una giunta comunale, guidata dal sindaco Franco Coppari, che per la prima volta nella storia di Vetralla vede finalmente pareggiare i conti uomo/donna ai posti di vertice nell’ambito dell’amministrazione.

Le colpe di Laura Boldrini sono probabilmente tre. La prima. Sicuramente la più grave di tutte. Essere una donna che ha deciso di avvalersi e di esercitare i suoi diritti. Per giunta una donna che rivendica la Costituzione, peggio ancora antifascista, e la libertà di espressione. Nonché quella di esprimersi liberamente e di dire – e questa è forse la seconda colpa – “Salvini come Mussolini, dobbiamo organizzarci”. Perché la situazione è grave. Come il decreto sicurezza pone bene in evidenza, discriminando sempre di più le componenti più deboli della società.

Breve parentesi sul prossimo reato che verrà introdotto nell’ordinamento giuridico italiano. L’accattonaggio. Circa una settimana fa un migrante, che chiede spesso l’elemosina a Viterbo cercando al tempo stesso un lavoro da fare per evitare appunto di andare ad elemosinare, viene chiamato da un tizio per imbiancare una parete. Il lavoro è durato quattro ore. La ricompensa è stata di 5 euro tondi tondi. Il ragazzo se ne è andato via incazzato e disperato, tornando a chiedere l’elemosina come aveva fatto prima.

“Salvini come Mussolini, dobbiamo organizzarci”, ha detto la Boldrini ripresa da una testata locale. La deputata è stata in visita a Vetralla. In una cooperativa di olivicoltori poi in municipio e, infine, in serata, al winebar Bibendum dove ha incontrato i cittadini. Ricordando quando l’attuale ministro dell’interno la paragonò a una bambola gonfiabile e il fondatore del movimento Cinque Stelle Beppe Grillo chiese a tutti gli italiani cosa avrebbero fatto alla Boldrini in macchina. Fuori, polizia, carabinieri e vigili urbani. Un paio di chilometri più avanti, sempre a Vetralla però in piazza Marconi, Casapound aveva messo su una manifestazione contro la Boldrini. “Boldrini non sei la benvenut*”, lo striscione in apertura. Con tanto di asterisco al posto della A.

insulti boldrini“Vergognoso ascoltare questa dichiarazione, questa signora non voluta da nessuno in parlamento, ripescata per intrugli elettorali , fa delle affermazioni inconsistenti e piagnucola in ogni dove che la insultano! Per forza se lo cerca l’insulto per quanto è fuori luogo sempre!”. Lo ha scritto una donna su facebook. Sempre un’altra donna. “Te dovevano tira’ l’ova marce a te e chi t’ha invitato!!”. “Signora Boldrini – questo è invece un uomo – il suo organizzarci mi sa tanto di intimidazione quindi dato che è sempre la prima a lamentarsi per le parole che vengono usate contro di lei cerchi anche lei di darsi una regolata. Ps meno male che è stata anche la terza carica dello stato viva la democrazia”. L’invito a organizzarsi, quindi a partecipare alla vita politica del Paese, vissuto come una intimidazione. “Che s’è presa un Negroni???”, un altro commento gentile. E così via. A centinaia. Pochissime le “condivisioni” rispetto alle sue dichiarazioni.

E qui andiamo al punto tre. La terza colpa. Quella vera. Che è invece una responsabilità. Ma in questo Paese, purtroppo, se non si parla di colpe nessuno capisce. Non si capisce più. La terza “colpa”, quella della sinistra senza più nome né partito. Non aver capito, o non averlo capito fino in fondo, che quanto da anni sta avvenendo è soltanto una cosa. Quello che scrisse Piero Gobetti negli anni ’20 prima di essere ammazzato a bastonate dai fascisti. Quello che sta accadendo oggi, come ieri, è soltanto “l’autobiografia della nazione”.

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