“Il 63 per cento dei comuni della Tuscia, vale a dire 38 su 60, potrebbero modificare le esenzioni oppure aumentare le aliquote della tassazione locale”. Lo ha detto Ivana Veronese, segretaria confederale Uil, all’attivo sindacale unitario, con Cgil e Cisl, svoltosi nei giorni scorsi a Viterbo per discutere delle proposte che i sindacati confederali intendono sottoporre al governo per modificare alcuni punti della legge di bilancio per il 2019. Ciò significa che a partire dal 2019, più della metà dei comuni della provincia potrebbero intervenire sul sistema di tassazione locale inasprendolo – con l’aumento delle aliquote – oppure andando a modificare situazioni consolidate. In tal caso ad essere toccate sarebbero le esenzioni.
In quest’ultima ipotesi, ad esempio, la prima casa data in comodato d’uso al figlio potrebbe invece essere classificata lo stesso come seconda casa andando così a pagare l’Imu. Una spesa non preventivata negli anni precedenti e capace di incidere in maniera considerevole su un reddito da lavoro dipendente. Finendo con lo scompaginare il bilancio familiare in una situazione di crisi generalizzata che, soprattutto in questi ultimi anni, sta colpendo i territori provinciali destrutturandone inoltre le dinamiche sociali su cui sono già intervenuti i recenti flussi migratori.
L’allarme lanciato dalla segretaria Veronese non va sottovalutato. I comuni, per fare cassa e gestire una situazione finanziaria per loro sempre più critica, potrebbero senza neanche rendersene conto inasprire ulteriormente la situazione. Gravata anche, in termini appunto di dinamiche sociali, da una dilagante e sempre più spregiudicata tensione razzista che ha ormai coinvolto fasce sempre più ampie di cittadini e lavoratori. Col serio rischio che tutto questo inizi a trovare riscontri effettivi nell’ambito stesso dell’ordinamento giuridico italiano con leggi e provvedimenti tali da incanalare il nostro Paese dritto dritto verso un sistema politico di tipo autoritario.
“Tra i comuni c’è anche Viterbo”, ha poi aggiunto la segretaria che dirige anche il centro studi politiche territoriali della Uil. La città dei papi, potrebbe aumentare l’addizionale comunale. Tant’è che non ha ancora raggiunto il massimo. Si attesta infatti allo 0,76 con possibilità di raggiungere quota 0,80. Le addizionali, di due tipi, comunale e regionale, sono imposte sul reddito per pagare i servizi erogati. Viterbo e la Tuscia sono tra i territori italiani con il più alto tasso di disoccupazione. Nel viterbese si attesta attorno al 16%. Quella giovanile ha superato da diversi anni il 40. Tutte e due ben oltre le medie nazionali. La scelta di aumentare la tassazione cadrebbe in questo contesto.
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