Dieci donne uccise e 416 stuprate. Questi i tristi numeri della violenza nella Capitale nel corso del 2017, anno in cui è stato registrato un incremento di ben il 17,3% di violenze sessuali rispetto al 2016 (quando erano 352), con una crescita superiore al resto del Paese.
Violenze spesso di gruppo se si considera che il numero degli autori è di gran lunga superiore a quello delle vittime: 886 stupratori uomini su 405 donne vittime. I numeri ovviamente aumentano se estesi all’intera regione dove le denunce per violenza sessuale nel 2017 hanno raggiunto le 514 unità, ovvero il doppio rispetto al 2000 quando erano 275. Questo quanto emerge dal dossier realizzato dalla Uil del Lazio e dall’Eures in occasione dell’imminente ricorrenza della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Dati da brivido che collocano la Capitale al primo posto in Italia per quanto riguarda i femminicidi: 10 nel 2017 appunto e 6 nei primi dieci mesi del 2018. Mentre l’intera regione con 248 donne uccise dal 2000 a ottobre 2018 e una media di 14 vittime l’anno, si colloca al secondo posto nella triste classifica nazionale, subito dopo la Lombardia. Nel 72,4% dei casi (179 in valori assoluti, ovvero mediamente 10 ogni anno) le donne sono state uccise in un contesto familiare o all’interno di una relazione di coppia (in essere o conclusa), che si conferma il “contesto” più a rischio, con ben 110 vittime uccise da un marito, un amante o un ex partner.
«Dati che non devono rappresentare solo dei numeri da commentare – ha commentato la Uil del Lazio – ma di cui bisogna tenere assolutamente conto quando si propongono ad esempio nuovi disegni di legge o si decide di voltare le spalle a chi cerca quotidianamente di contrastare questi fenomeni. Ci riferiamo nello specifico al ddl Pillon che impone mediazioni obbligatorie senza considerare i casi di violenza, fornendo anzi un’arma in più ai violenti attraverso la famigerata Pas che certo non giova al minore come si vorrebbe far credere. Ma ci riferiamo anche allo sfratto della Casa delle Donne e di tanti altri centri anti violenza che bisogna ricordare sempre svolgono un lavoro encomiabile e di reale pubblica utilità e non possono essere assoggettati alle leggi del mercato. Le vite non hanno prezzo».
Sullo stalking i numeri sono ancora più drammatici, se così si può dire. Ben due casi al giorno nella Capitale lo scorso anno e circa tre nel Lazio, dove le denunce per atti persecutori nel 2017 sono state ben 1067. Numeri che attestano una crescita quasi costante nel Lazio negli ultimi sei anni (con una sola flessione nel corso del 2015), arrivando nel 2017 al valore più alto dell’intero periodo considerato, con un incremento del 28,6% rispetto al 2015 e del 31,5% nel confronto con il 2012, quando i reati di stalking denunciati nel Lazio sono stati 1.062. Aumento regionale che è fortemente trainato dal risultato di Roma, dove le denunce per stalking sono cresciute del 23,6% tra il 2015 e il 2017 e del 33,3% tra il 2012 e il 2107.
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