Cadono le ville abusive. Al Quadraro, zona sud di Roma, sono iniziate le prime operazioni per abbattere le villette illegali dei componenti del clan Casamonica. L’obiettivo è rendere inagibili tutte quelle costruzioni con vista sul parco dell’Appia Antica che contro ogni regola stanno lì da troppi anni. Stanno lì in un’area soggetta a vincolo archeologico, paesaggistico e ferroviario.
«Le operazioni si sospenderanno perché i materiali devono essere separati per poi procedere allo smaltimento per tipologia – ha spiegato la sindaca Virginia Raggi – Ma si andrà avanti oggi e nei prossimi giorni, fino al completo abbattimento. Sicuramente questo è l’esempio più lampante e chiaro con il quale l’amministrazione dimostra di essere passata dalle parole ai fatti. Non ci fermiamo fino a restituire questo territorio ai cittadini». Si stima che per portare a termine le operazioni sugli otto villini privi di qualsiasi autorizzazione occorrerà circa un mese. «Stiamo valutando di impugnare l’ingiunzione di demolizione – ha detto all’agenzia di stampa Adnkronos l’avvocato Gizzi, legale di alcuni componenti della famiglia Casamonica interessati dagli abbattimenti – Ora siamo in attesa di poter visionare il fascicolo, a cui abbiamo chiesto di poter accedere, per capire se ci sono i presupposti per proporre un incidente di esecuzione contro questa ingiunzione – Stiamo verificando se sussistono i presupposti per ottenere un annullamento previa sospensione dell’ingiunzione».
«Bene che a Roma si abbattano case abusive, finalmente vediamo le ruspe buttar giù edilizia illegale – aggiunge Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – ancor più se legata alla malavita organizzata. Ambiente e legalità devo essere al centro dell’azione politico amministrativa e ora gli abbattimenti non si devono fermare: al clamore odierno legato principalmente alle proprietà degli edifici, devono seguire azioni concrete che arrivino ovunque sia stato deturpato il territorio dal cemento illegale, dal Lungomuro di Ostia ai quartieri a rischio idrogeologico da delocalizzare fino a ogni abitazione che abbia deturpato l’ambiente». Le ruspe proseguono il lavoro. E per una volta non vengono associate a uno strumento di negazione dei diritti contro i più deboli. Tutt’altro.
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