Dormono ancora in strada molti dei migranti del Baobab sgomberati lo scorso martedì 13 novembre. Per alcuni di loro si sono aperte le porte dei centri di accoglienza, non sufficienti però a ospitarli tutti. Così circa una sessantina di migranti vive ancora a ridosso della stazione Tiburtina dove, racconta Andrea Costa, coordinatore di Baobab experience, “stiamo provvedendo noi volontariamente ai pasti, alle coperte e ai generi di prima necessità”.
Di che nazionalità sono i migranti? E in quali condizioni si trovano attualmente? “Provengono tutti dal Corno d’Africa, Etiopia, Eritrea, Somalia, hanno situazioni diversissime ma in comune la voglia di andar via presto dall’Italia. I migranti del Baobab sono e sono sempre stati in transito, non stabili. Sono persone che si fermano nel nostro Paese solo qualche giorno e cercano di raggiungere il Nord Europa dove spesso hanno famigliari e amici ad attenderli”.
Si aspettavano lo sgombero? Come hanno reagito? “E’ stato uno sgombero preannunciato e fortemente voluto. Più dal ministero degli Interni che dal Comune. Uno dei tantissimi sgomberi del Baobab che in questi anni ha visto mettere in strada un numero esponenziale di migranti. Loro hanno reagito con rassegnazione. Era nell’aria, anche se non sapevamo che sarebbe avvenuto esattamente quel giorno. Purtroppo la nostra legge non prevede il transito, per cui lo stesso Baobab non è regolare e non lo è mai stato. Ma si tratta di umanità. In attesa di soluzioni diverse, chi pensa a questi migranti? Chi dà loro un pasto caldo?”
Quale potrebbe essere la soluzione? “Investire nell’accoglienza vera, anche attraverso la rete delle Ong. Un anno fa abbiamo proposto al Comune la realizzazione di un vero campo. Avremmo trovato noi tutti i finanziamenti necessari e non sarebbe costato nulla al Campidoglio che, però, non ha accettato, temendo così di invogliare l’immigrazione nel nostro Paese. Un’assurdità. Mi fa piacere che molti migranti del Baobab abbiano trovato posto in alcuni centri. Ma purtroppo non è potuto avvenire per tutti. E adesso cominciano anche le piogge. Sarebbe opportuno trovare delle soluzioni prima di sgomberare le persone. Perché non parliamo solo di oggetti, ma di esseri umani. E non si può lasciarli per strada. Abbandonati a loro stessi e confidando soltanto sull’aiuto del volontariato”.
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