Cassa integrazione a picco. Con le conseguenze previste. Tutti a casa e senza un lavoro. Probabilmente. Perché, in tempi di crisi, pagata soprattutto dai lavoratori, dopo la cassa integrazione c’è il licenziamento. Sono infatti in aumento le domande per la Naspi. Terminata la quale, non c’è veramente quasi più nulla da fare. Lo dice l’ultimo rapporto Uil pubblicato dal Servizio politiche attive e passive del lavoro.
Tra cassa ordinaria, straordinaria e in deroga, in provincia di Viterbo le ore di cassa integrazione autorizzate nei primi 9 mesi del 2018 hanno subito un calo del 59,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ben 40 punti in più rispetto alla regione Lazio che lungo lo stesso arco di tempo ha visto una diminuzione pari al 10,4%. “La forte riduzione tendenziale degli strumenti di integrazione salariale sia ordinaria che straordinaria, registrata nel mese di settembre – spiega Ivana Veronese della segreteria confederale Uil – fotografa la condizione in cui versa attualmente il nostro sistema produttivo. Con 11,3 milioni di ore autorizzate a livello nazionale e un calo del 44,2% rispetto allo stesso mese del 2017, settembre 2018 mostra una riduzione del 44,9% delle ore richieste di cassa integrazione straordinaria ed una contrazione del 25,6% delle ore di ordinaria. Verso il completo svuotamento la cassa in deroga che si riduce del 98,7%”.
In Italia, nei primi 9 mesi di quest’anno ono state complessivamente autorizzate 162 milioni di ore, pari a una stima di 106 mila posti di lavoro salvaguardati grazie a questo strumento. Il trend delle ore di cassa integrazione è in continua diminuzione. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, le ore richieste sono diminuite del 38,7%, con una cassa integrazione straordinaria che si è quasi dimezzata. Tornando di nuovo alla Tuscia, il calo risulta ancor più evidente se si fa il confronto tra il mese di settembre 2018 e il settembre 2017. Mentre la cassa integrazione straordinaria e in deroga sono rimaste al palo in entrambi gli anni, con zero ore autorizzate, l’ordinaria è passata invece dalle 76 mila ore dell’anno scorso alle 6 mila di quest’anno. Circa 70 mila ore in meno e un secco -92%. Nel Lazio, stesso periodo, il calo registrato è stato in generale del 59%.
“Da una parte – spiega Turchetti della Uil Viterbo – la timida crescita in atto traina le imprese più competitive determinando una minore richiesta di cassa integrazione. Dall’altra, i dati segnalano la sofferenza di quella parte del sistema produttivo non ancora uscito dalla crisi che ha terminato i periodi di cassa integrazione previsti dalla riforma introdotta dal Jobs Act, con conseguente apertura delle procedure di licenziamento le quali trovano riscontro nell’aumento delle domande di Naspi”. Una situazione difficile, soprattutto per la Tuscia dove i dati sulla disoccupazione si attestano attorno al 16%. Quella giovanile si colloca invece a ridosso del 50. “La cassa integrazione – aggiunge Turchetti – è uno strumento a difesa dei lavoratori e delle famiglie. Soprattutto in un periodo di crisi che va avanti da 10 anni. Una riduzione così forte della cassa integrazione, strumento fondamentale ma di fatto messo da parte dai governi che si sono susseguiti in questi anni, sta a significare che le aziende non hanno la benché minima intenzione di riassumere i lavoratori. Procedendo direttamente ai licenziamenti, come ormai sta accadendo da diverso tempo”. I settori dell’economia laziale che più di tutti hanno fatto richiesta di ore di cassa integrazione nel 2018 sono stati l’industria (14 milioni di ore), il commercio (2 milioni e 400 mila), l’edilizia (1 milione e 700 mila) e infine il commercio, con quasi 12 mila ore richieste.
“All’interno di questo quadro – ha concluso Veronese – vanno nella giusta direzione i primi orientamenti del Ministero del Lavoro come da noi più volte richiesto, circa l’ampliamento dei periodi di cassa integrazione in favore di quelle aziende che stanno gestendo complesse fasi di riorganizzazione e la reintroduzione della cassa integrazione per cessazione di attività, anche in presenza di procedure concorsuali.
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