La crisi del commercio nel Frusinate

Nov 12, 2018

di Silvia Morini

la crisi del commercio nel frusinate I piccoli negozi sono in crisi in tutto il Paese da nord a sud, senza far sconti a nessuno. Le difficoltà del commercio tradizionale sono generalizzate, sono strutturali. Secondo Confesercenti, complessivamente nel 2017 hanno chiuso senza essere sostituite circa 10mila imprese del commercio al dettaglio in sede fissa, al ritmo di un negozio sparito ogni ora. I dati sono chiari: negli ultimi dieci anni i negozi sono calati di quasi 63mila unità (-10,9%) a fronte di un aumento di quasi 40mila unità (+13,1%) di alberghi, bar e ristoranti e di una crescita del 77,6% del commercio online o porta a porta. Nei centri storici di 120 città medio grandi la riduzione dei negozi è stata dell’11,9 per cento. E sono spariti soprattutto negozi tradizionali, come alimentari e abbigliamento. Scendendo nello specifico nel territorio di Frosinone e provincia, troviamo i grandi esercizi commerciali come discount e grandi supermercati in crescita del 30 per cento, mentre i piccoli esercenti sono in chiusura.

Edicole, librerie indipendenti, piccoli alimentari, macellerie, calzolai, erboristerie, pescherie, pelletterie, commercio al dettaglio, abbigliamento: si punta sul commercio del cibo, ma si rinuncia a tutto il resto o lo si ricerca in offerte online, complici l’ovvia comodità e la mancanza di tempo, spesso dovuta a un aumento delle ore lavorative. La sfida è il commercio al di fuori dei banchi dei negozi, spostandosi su quello sul web, in netto aumento.

“I piccoli negozi continuano a chiudere per un insieme di concause – afferma Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti – La prima è legata al deciso calo del potere d’acquisto e dei consumi. La crisi, insomma, non è affatto finita. C’è poi una precisa responsabilità politica: aver liberalizzato gli orari di apertura anche domenicale in maniera indiscriminata ha senza dubbio favorito la grande distribuzione. Il commercio online ha dato il colpo di grazia, facendo soffrire le imprese più piccole”.

Il mutamento si riflette, inevitabilmente, anche sul tessuto urbano. Se le botteghe artigiane spariscono e i centri storici si svuotano, impoverendosi, sono le periferie a ospitare le moderne e imponenti cattedrali del commercio. Vediamo, camminando per il centro storico di Frosinone come pure per quelli di cittadine della provincia, il vuoto creato dalle caratteristiche “botteghe” e piccoli esercizi commerciali, con conseguente calo degli affittuari e abitanti e proporzionale aumento dei locali da affittare o vendere: le città si spostano nelle periferie, abbandonando gli ormai scomodi centri storici. Una moltitudine di annunci: “chiuso per fallimento”, “vendesi” e “affittasi”, popolano tristemente le piccole vie semideserte.

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